Europa in confusione. L'Ocse vuole la patrimoniale

Von der Leyen punta sul bilancio Ue come alternativa ai coronabond. Impasse sul salva-Stati

Europa in confusione. L'Ocse vuole la patrimoniale

Tanto cauta sui tempi necessari per allentare le misure restrittive, così impulsiva quando c'è da magnificare lo sforzo economico profuso dall'Europa per contrastare l'ormai inevitabile recessione. Ursula von der Leyen (in foto) è così, prendere o lasciare. Il lunedì tuona contro gli eurobond, salvo poi non escluderli il martedì. Meglio quindi prendere con le pinze le ultime esternazioni, in particolare quelle con dedica speciale al nuovo bilancio comunitario. «Sarà la risposta al virus», promette la presidente della Commissione. Lei sogna «un nuovo, potente bilancio pluriennale che deve essere capace di attirare le risorse necessarie per un'enorme iniziativa d'investimento. Non parliamo di miliardi, ma di migliaia di miliardi» che serviranno per far ripartire l'economia. Come saranno reperiti questi fondi con dodici zeri, la pupilla di Angela Merkel non lo dice. La speranza è che l'idea non sia mutuata dal famoso piano Juncker, il suo predecessore, messo in piedi quando si provò a usare l'effetto leva per rimettere in moto il continente, piagato dalla recessione post-Lehman e dalla crisi del debito sovrano. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: un fallimento.

L'irrobustimento del bilancio è, in ogni caso, un progetto futuro. L'emergenza richiede invece risposte immediate. «Fino ad oggi - ha detto von der Leyen - più di tre trilioni di euro sono stati mobilitati nell'Ue per combattere la crisi economica». Uno sforzo considerato però insufficiente dalla Bce, cui va attribuita la parte più cospicua delle risorse citate dalla numero uno della Commissione grazie soprattutto all'allargamento del programma di acquisto titoli. Per l'istituto guidato da Christine Lagarde mancano ancora all'appello altri 1.000 miliardi, da aggiungere ai 500 circa del pacchetto messo a punto nell'ultimo Eurogruppo e che saranno all'ordine del giorno al Consiglio europeo del 23 aprile. L'Italia dovrebbe presentarsi all'appuntamento di giovedì prossimo con una posizione di netta chiusura verso l'utilizzo del Mes, anche in versione light, e pronta al pressing per la messa in campo del Recovery fund da 1.500 miliardi prospettato dalla Francia. Si tratta di una sorta di compromesso fra i Paesi del Sud, che spingono per il varo di bond sotto la bandiera comunitaria, e i Paesi rigoristi contrari a ogni forma di mutualizzazione del debito. La conferma che l'argomento sarà oggetto di discussione è arrivata dal numero due della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, in un'intervista a Handelsblatt. «Sarà sul tavolo, ma finora non è stato deciso niente», ha detto.

Mentre si attendono le risposte dell'Europa, l'Ocse rispolvera vecchie ricette per far uscire l'Italia dalla bufera: «La natura senza precedenti della crisi dovrebbe stimolare il dibattito su come delle riforme fiscali di ampia portata, inclusi prelievi di solidarietà, tasse sul carbonio e sostegno a una maggiore progressività nel sistema

fiscale, possano aiutare i governi a risanare al meglio i conti pubblici». Insomma, un mix fra il prelievo forzoso deciso da Giuliano Amato nel luglio '92 e nuove tasse. Proprio quel che ci vuole per rassicurare gli italiani.

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