«Una visione della storia a senso unico»: così ha detto senza immaginare la bomba che le stava per scoppiare fra le mani - la giornalista del Tg3 dell'Emilia-Romagna introducendo il servizio sulla commemorazione fascista per Mussolini, a Predappio. «E dopo la manifestazione non sono bastate dure prese di posizione, condanne» ecc., ha concluso dopo il servizio. In mezzo, due minuti pieni di braccia alzate e aria fritta, con una signora che non si dichiarava «nostalgica», bensì «fedele», e un rubizzo in camicia nera che sproloquiava sulla «democrazia, un elemento che si divide in due teste, quella anarchica e quella organica».
Folclore nero, insomma, lo stesso che si ripete tutti gli anni e che da anni viene puntualmente mandato in onda dai telegiornali di qualsiasi tendenza, come i servizi sulle città spopolate a Ferragosto. Con la differenza che stavolta l'autore del servizio ha commesso l'ingenuità (sospetto più per pigrizia che con intenzione politica) di non condannare con la sua viva voce quanto stava avvenendo: quel «una visione della storia a senso unico» non è parso sufficiente e si sono aperte le cateratte dell'antifascismo rituale.
Ora, che esista un revival della nostalgia e del neofascismo è evidente. Lo so bene io, che da settimane vengo insultato e minacciato sul social da fascisti sciolti e organizzati per un mio libro sull'impresa di Fiume, dove sostengo (e dimostro) che non fu un'impresa fascista, e che lo stesso d'Annunzio non era affatto fascista. È che, senza il Vate, il fascismo appare a lorsignori meno «bello», e quindi si risentono a priori manifestando il risentimento a modo loro, voce grossa e randello in mano, anche se - per ora e per fortuna - è soltanto una tastiera.
Non fanno paura, come non devono fare paura i trecento né giovani né forti che si sono dati appuntamento a Predappio per un loro rito funerario in cui celebravano, senza rendersene conto, la morte del loro credo. Il fascismo, quel fascismo, è morto e non ha possibilità di risorgere.
C'è da preoccuparsi, piuttosto, dell'imbarbarimento verso la crudeltà che investe la nostra società e cui assistiamo ogni giorno, sgomenti ma senza capirne il senso. L'elenco è lungo, ognuno faccia il proprio. Basta citare l'episodio di Manduria, con la «baby gang» giovani delinquenti in gruppo che hanno torturato giorno dopo giorno, un poveruomo indifeso lasciandolo morire legato a una sedia e filmandolo, così, per divertimento.
O di quel giovanissimo membro di Casa Pound che, mentre pubblicava slogan in difesa delle donne, ne ha stuprata una una camerata! - dopo averla ubriacata e picchiata. Filmando il tutto, naturalmente. Il vero pericolo è in questa mancanza di cultura, di pietas e di pietà, di senso del dolore altrui e del pudore della propria rozza ferocia.@GBGuerri
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