Faide interne, firme false e dissidenti La Sicilia svela il peggio del Movimento

Nuti, onorevole sospeso, spara a zero sul candidato. Con lui molti ribelli

Faide interne, firme false e dissidenti  La Sicilia svela il peggio del Movimento

Roma Grillo, il Gattopardo e la D2. La campagna in Sicilia dei Cinque Stelle è appena iniziata, ma già contiene tutto e il contrario di tutto. Tre sere fa l'esplosiva coppia Di Maio-Di Battista (la D2, appunto) ha aperto le danze sulla piazza di Marina di Ragusa, primo comune conquistato dal Movimento. Presenti quasi 500 persone, poche per una «prima», ma in realtà anche troppe visto i monologhi che dovrà ascoltare il pubblico. «Faremo le vacanze a fianco del nostro candidato, Cancelleri», hanno minacciato i due, mentre in mezzo il candidato governatore gonfiava il petto, felice. Il più scatenato era Dibba: «Non chiediamo voti, ma la voglia di cambiamento di una terra che deve rinascere». Storie, perché le regionali qui contano eccome e quindi servono i voti ed è per questo che la strana coppia ad agosto sta in Sicilia. La terza regione per numero di elettori vale un fondamentale test elettorale, resta il più importante banco di prova verso le prossime politiche.

E allora che Dibba si sbracci, gesticoli, gridi, che poi tocca a Di Maio (vicepresidente della Camera) rimettere in riga qualche concetto pratico: «Sarà un referendum sulla politica, deciderete se dare l'opportunità a Giancarlo e alla sua squadra di governare insieme a voi. Il primo atto di Cancelleri governatore? Azzerare i privilegi della politica». Un discorso usato sicuro, di questi tempi meglio non correre rischi, gli attacchi alla piattaforma Rousseau hanno già ammazzato la bufala grillina della democrazia diretta, pure Davide Casaleggio non sa che dire sugli assalti di hacker e cracker e quindi per una volta meglio stare zitti e aspettare. E visto che i voti online rischiano di essere tutti farlocchi, l'ala governativa del Movimento ha subito pensato «che bisogno c'era di dire subito che non chiediamo voti?» Sono giorni che nei Cinque Stelle le cose si trascinano così, che si dice tutto e il contrario di tutto, che ci si «bastona» con le parole, dentro e fuori il Movimento. Così Grillo diventa subito Gattopardo: che tutto cambi, perché nulla cambi. E visto che, forse più che altrove, in Sicilia il Movimento è frantumato ecco che non mancano gli attacchi al programma del candidato-Cancelleri: «Concorsi pubblici, assunzioni, reddito di cittadinanza», in un'assemblea regionale siciliana che già costa 165 milioni, contro i 68 del consiglio lombardo. «Un programma alla Checco Zalone», fotografava ieri, mettendo bene a fuoco il panorama, il sito Linkiesta.

Senza dimenticare il caso Claudia La Rocca, rea confessa dello scandalo firme false in Sicilia, «sospesa, ma solo sulla carta». Perché lei ha presentato pubblicamente il programma del candidato pentastellato alla Regione. Il che, alla fine, ha fatto infuriare Riccardo Nuti, altro grillino della comitiva firme false, deputato, sospeso dal M5s, siciliano. Lui, a differenza di La Rocca, è costretto a guardare dalla finestra quel che accade nella sua regione. E allora si vendica sparando un'intervista a La Stampa. Dice, in sintesi: «In Sicilia i Cinque Stelle non cambieranno le cose».

Per concludere con il botto: «Cancelleri dietro le accuse contro di me? Ci sono tanti segnali e di certo il mio lavoro dava fastidio». Sentito? No, Di Battista e Di Maio domenica erano già ripartiti per Marzamemi, altra tappa del tour, uno dei borghi sul mare più belli del mondo. E poi dicono che non sono in vacanza.

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