Fallita la guerra-lampo. Il logoramento dei russi per distruggere Kiev

A vuoto il blitz militare. Adesso l'esercito di Putin punta sull'assedio alle città ucraine

Fallita la guerra-lampo. Il logoramento dei russi per distruggere Kiev

Dall'illusione della guerra-lampo alla necessità di quella di logoramento. Dalla falsa certezza di una mezza passeggiata militare fino a Kiev favorita da un esercito nemico inconsistente e demotivato alla presa d'atto che non solo la capitale dell'Ucraina resiste fieramente, ma che lo stesso fanno le altre grandi città costringendo gli strateghi russi a cambiare completamente i loro piani dell'invasione. Piani che ormai da giorni vengono spietatamente attuati e che prevedono un mix feroce di tattiche d'altri tempi: martellamento inesorabile e inumano dell'artiglieria sui centri abitati per terrorizzarne i residenti e fiaccarne il morale, mentre l'assedio stretto attorno alle città porta la fame e la sete, impedendo al tempo stesso la fuoriuscita dei profughi. È la strategia del logoramento. Una strategia consapevolmente criminale, perché poggia sul massacro di civili inermi. Ma anche consapevolmente ipocrita, perché viene attuata mentre la diplomazia russa finge di lavorare a un compromesso con gli ucraini che possa portare alla fine del conflitto (mentre è ormai chiaro che il vero obiettivo di Vladimir Putin da lui stesso dichiarato pubblicamente è quello di continuare la guerra fino alla capitolazione dei «nazisti» di Kiev).

E c'è perfino una verosimile data di scadenza per questa cosiddetta «operazione speciale» simboleggiata da una zeta sui carri armati russi: quel 9 maggio che ricorda la vittoria sovietica sui nazisti (quelli veri, quelli di Adolf Hitler) nel 1945, entro il quale Putin spera di celebrare in grande stile a Mosca il «ritorno alla patria» dell'Ucraina.

Ora, è tutto da vedere se il dittatore russo riuscirà a coronare un sogno che appare folle, non foss'altro perché, se pure riuscisse a vincere questa guerra, dominerebbe poi su un Paese devastato e su un popolo compattamente ostilissimo agli occupanti.

È certo invece che il cambio di strategia dei generali suoi complici è in corso in questi giorni e in queste ore. Infatti, mentre l'avanzata delle colonne di carri e blindati russi è in pieno stallo fuori da Kiev, da Kharkiv e dalle altre città del nord dell'Ucraina invasa, quelle stesse città sono oggetto di feroci bombardamenti e sottoposte ad accerchiamenti quasi totali che impediscono scientemente non solo il rifornimento di viveri per i residenti intrappolati, ma anche la fuoriuscita dei profughi.

Quelle stesse città-trappola sono ormai trasformate in buona parte (nonostante la grottesca propaganda del Cremlino ne neghi l'evidenza) in cumuli di macerie dove la resistenza diventa in tutti i sensi disperata. E là dove è possibile, come ieri a Mariupol sul mar d'Azov e a Mikolayiv sulla strada di Odessa sul mar Nero, è fra queste macerie disperatamente difese che i russi e le feroci milizie cecene esperte in guerriglia urbana senza scrupoli già si insinuano per chiudere la partita.

Putin conta dunque verosimilmente di piegare la resistenza della capitale ucraina e delle altre grandi città in tempi più lunghi, evitando di sfidare i loro agguerritissimi difensori in combattimenti casa per casa che nelle condizioni attuali si rivelerebbero sanguinosissimi per i russi.

I suoi generali in carne ed ossa, avendo fallito il Blitzkrieg trionfale che la propaganda di casa aveva garantito al cento per cento, sperano ora in altri generali: Fame, Sete, Freddo e Disperazione. E solo quando questi avranno compiuto il loro lavoro disumano, contano di lanciare sulle città ucraine in rovina le loro armate abituate a vincere facile

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