Fare impresa è un reato se ti chiami Berlusconi

È condannato all'immobilismo. Come si muove scatta la ritorsione. Per lui c'è una presunzione di sospetto

Fare impresa è un reato se ti chiami Berlusconi

Berlusconi è condannato all'immobilismo. Come si muove scatta la ritorsione. Per lui c'è una presunzione di sospetto. Anche un acquisto diventa un indizio di reato. Non basta imbrigliare Berlusconi in politica, non farlo giocare, ridurlo al silenzio. Bisogna spazzarlo via completamente, colpire le sue aziende, lanciare avvertimenti ai suoi eredi, spogliarlo di tutto e costringerlo a lasciare l'Italia. È un odio personale che non si estingue mai. È persecuzione. Il sogno finale è cancellarne ogni traccia: la damnatio memoriae . Solo così troveranno pace. Non importa come, né quando e né perché. Il risultato è sempre lo stesso. L'ultimo indizio, che ormai è qualcosa di più di un sospetto, arriva dalla vicenda delle torri Rai. La storia. Mediaset, attraverso Ei Towers, presenta il 24 febbraio un'offerta pubblica di acquisto su Rai Way. L'idea era puntare al 66,7 per cento del capitale della società. Subito cominciano i problemi. Scandalo. Mediaset si mangia la tecnologia Rai per la trasmissione del segnale. Il governo dice che non si può fare. L'Antitrust apre un'istruttoria. La Consob congela e boccia. Insomma, alla fine Ei Towers getta la spugna e si ritira. Non si può fare. Adesso arriva la beffa. La procura di Milano accusa l'intero consiglio di amministrazione per aggiotaggio e manda la Guardia di finanza a perquisire gli uffici.

Non importa che Ei Towers abbia agito totalmente alla luce del sole, non importa neanche che i mercati e gli analisti abbiano giudicato l'operazione «Torri Rai» positiva. Anzi, il fatto che il titolo Rai Way abbia registrato un guadagno del 16 per cento sarebbe la prova dell'aggiotaggio. Una prova che i magistrati avrebbero individuato con una velocità sorprendente. Perché funziona così: quando un'inchiesta riguarda Berlusconi e dintorni bisogna fare in fretta. La giustizia non è mai lenta. E non solo quella: come nel caso Mondadori. L'azienda di Segrate si muove per acquistare la Rizzoli. Non è una volontà di potenza. È che per sopravvivere nell'editoria è necessario fondersi. È una tendenza che si sta realizzando in tutto il mondo. Qui in Italia è scandalo. Si alza il polverone di giornali, intellettuali, scrittori che sentono minacciato il loro diritto di pubblicare. Il paradosso è che tutti riconoscono a Berlusconi di non aver mai danneggiato chi non la pensa come lui, chi non lo sopporta. Ha pubblicato guardando al mercato e mai esiliato o censurato i suoi nemici. Ma anche questo non conta. La Mondadori va fermata. E la causa è Berlusconi. Ei Towers va fermata.

E la causa è Berlusconi.

Così mentre altri imprenditori godono di un'immunità che gli permette di muoversi tranquilli al di sopra di ogni sospetto, Berlusconi appena si muove l'azzoppano. O peggio, provano a buttarlo giù dalla torre.

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