nostro inviato a Trieste
Il Friuli Venezia Giulia ha un nuovo e giovane presidente, Massimiliano Fedriga. A guardare il risultato trionfale potrebbe sembrare che la sua corsa sia stata tutta in discesa. Non è così. La sua candidatura è stata frutto di un acceso dibattito nel centrodestra, che ha poi trovato l'intesa. In prima battuta, infatti, era stato scelto Renzo Tondo, forzista ed ex presidente della Regione fino al 2013, ma la rivoluzione degli equilibri nella coalizione, le spinte della base e gli accordi sulle presidenze delle Camere hanno spinto a cambiare i candidati a poche settimane dal voto.
Fedriga ieri ha voluto percorrere a piedi la strada per recarsi alla sede della Regione a Trieste, camminando sul lungomare assediato dai giornalisti. E, come sempre ha ripetuto in campagna elettorale, ha le idee molto chiare sulla squadra di governo, che deve essere motivata e impegnarsi a tempo pieno. Per questo motivo ha deciso che i futuri assessori dovranno dimettersi da consiglieri regionali e occuparsi solo del lavoro di giunta. «Non desidero che l'assessorato sia un punto d'arrivo, una poltrona su cui sedersi e poter anche non lavorare perché c'è il paracadute del seggio in consiglio ha detto Chi non s'impegnerà sarà messo da parte e non avrà alcun paracadute».
Fedriga, 37enne, nato a Verona e cresciuto a Trieste, laureato in scienza della comunicazione, si è iscritto alla Lega Nord nel 1995, quando aveva 15 anni. Tempi duri per il suo partito che faceva fatica ad avere rappresentatività. A 23 anni è diventato segretario provinciale della Lega a Trieste e lui stesso ricorda di frequente quel periodo difficile. «La Lega raccoglieva poco più dell'1,2% ed era già un successo essere eletti consiglieri circoscrizionali ha raccontato I rappresentanti degli altri partiti ti guardavano dall'alto in basso perché non avevi peso. Oggi le cose sono completamente cambiate e tutti ti trattano con deferenza». Da allora il neo presidente della Regione ne ha fatta di strada, è stato eletto deputato per la Lega nel 2008, nel 2013 e anche lo scorso 4 marzo, ricoprendo il ruolo di capogruppo alla Camera per il suo partito e diventando un volto noto in tv per le sue numerose apparizioni in talk show e telegiornali.
Idee chiare: «Il centrodestra al 57% non può che essere forza di governo, questo risultato sia considerato anche a livello nazionale»; ma anche fair play: «Non sarò l'uomo solo al comando e spero di collaborare anche con Bolzonello».
A chi gli domanda come mai abbia rinunciato a restare a Roma, risponde che quando la sua terra lo ha chiamato, non poteva non tornare. Le sue priorità: da convinto liberista ha annunciato che uno dei primi passi sarà diminuire la pressione fiscale.
«Elimineremo totalmente l'Irap per le piccole e medie imprese. Deve diventare vantaggioso investire nella nostra regione». Questo farà da volano per l'occupazione e allo stesso tempo ridurrà l'eccessiva burocratizzazione. RiP
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