A raccontare meglio di ogni lezione il mutare del weltgeist, lo spirito del mondo o quantomeno dei tempi che cambia, ci sono gli addetti al catering che per venire con le loro belle divise candide ad ascoltare il discorso della premier Giorgia Meloni, interrompono la preparazione del banchetto dell'Assemblea 2023 di Assolombarda. Ve li immaginate farlo per sentire Romano Prodi, Mario Monti o ancor peggio Enrico Letta? Qualche emozione, a memoria di cronista, la scatenò nel giugno del 2017 Carlo Calenda allora ministro dello Sviluppo economico parlando a braccio tra i velluti rossi della Scala, prima di perdersi nelle sue intemperanze caratteriali e politiche. Ma molto più solida è apparsa nella splendida cattedrale industriale del Gruppo Camozzi l'apertura di credito concessa dal popolo di Assolombarda a Giorgia Meloni e al suo governo di centrodestra la cui ala moderata era rappresentata ieri dal ministro di Fi Paolo Zangrillo, seduto a fianco dei corazzieri meloniani Ignazio La Russa e Daniela Santanchè. A testimoniarlo un insolito fervore scatenato quando la pasionaria di Palazzo Chigi sbeffeggia chi dipingeva questo governo come impegnato in una «tardiva riedizione dell'autarchia» e si è invece trovato a fare i conti con numeri economici in salita, «una crescita superiore alla media europea e il record dei contratti stabili». Un battimani che accompagna la ricetta i cui ingredienti sono «orgoglio, ottimismo e fiducia», superato solo (a parte quello per Silvio Berlusconi) da quello per la rivendicazione di aver «abolito il reddito di cittadinanza per chi può lavorare e non vuole lavorare». È qui che l'approvazione raggiunge l'apice, con gli imprenditori e le tante imprenditrici che si danno di gomito e si scambiano segni d'intesa. Eleganti nei loro abiti non sempre di sartoria, ma che rivelano un dress code rispettoso dell'annuale messa cantata. «E il costo del lavoro?», bisbiglia un'elegantissima associata che per l'occasione esibisce l'abito e soprattutto i gioielli della festa grande, perché così è per il rito ambrosiano dell'economia nel cui sangue scorre tanta riforma e saggezza protestante. Basterà aspettare e la premier renderà conto anche di decontribuzione, anticipando la preghiera del presidente Alessandro Spada di fare ancora di più. Così come nei capannelli di alcuni dei 1.500 associati che rappresentano 7mila aziende, a tener banco è la richiesta di Spada all'Europa di «portare fuori dal Patto di stabilità gli investimenti in queste importanti transizioni». Per uno di loro «noi imprenditori abbiamo bisogno di una sola cosa: che ci lascino lavorare, al resto pensiamo noi». Parole confermate dal vicepresidente Sergio Dompè: «L'Italia sta facendo grossi sforzi con ottimi risultati, ma vorremmo avere un'Europa che tifa per noi e che non ci condizioni con regole che appesantiscono la nostra capacità e competitività». E l'attenzione alla sostenibilità? «Va benissimo l'ecologia - assicura un gruppetto di solidi milanesoni - ma non vorranno mica che per la transizione ecologica chiudiamo le nostre imprese.
Noi da mangiare ne abbiamo, ma gli operai che per noi sono come la nostra famiglia? Ci pensa l'Europa?».La messa è finita e il popolo di Assolombarda va in pace. A tirare la lima, perché sono le 14 e c'è ancora tempo per salvare mezza giornata.
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