Non c'è nessuno scandalo, è solo una scelta. Matteo Renzi è l'ospite d'onore di una cena ristretta, quasi quaranta persone, a casa del finanziere e mago delle start up Francesco Micheli, con vista sul Castello Sforzesco a Milano. Non è una vera e propria raccolta fondi, ma per sedersi al tavolo servono fino a trentamila euro. Matteo è un premier moderno e si spende come testimonial per cause importanti, battaglie in cui crede, vere, forti, urgenti, necessarie e fondamentali in questi tempi in cui serve spirito e tenacia per rialzarsi dalle macerie. E quale può essere una causa attuale per cui spendersi? Non c'è dubbio. Matteo ha scelto. Non c'è nulla di più importante della campagna elettorale del «sì» al referendum. Le riforme istituzionali vengono prima di tutto. Il 4 dicembre, se tutto va bene e se si vota, il rottamatore potrà brindare al futuro. Il suo. E come dessert ci sono chiaramente le brioches.
Renzi sta attraversando tutto il Nord da un mare all'altro, dalle Alpi alla pianura, impegnando se stesso in una campagna porta a porta, cena a cena, per la grande emergenza nazionale in caso di vittoria del fronte del «no». Tutti gli ospiti, compreso il sindaco di Milano, erano in terrazza con gli occhi lucidi mentre disquisivano accorati sui fondi per il dopo Expo, che purtroppo sono scomparsi dalla manovra finanziaria, di Onida, di Mattarella, del tradimento di Bersani e soprattutto di come sostenere la carriera politica del fiorentino rampante. Cosa sono in fondo trentamila euro per una causa così giusta? E soprattutto per cosa di meno fondamentale il capo del governo italiano si sarebbe mai potuto mettere in gioco? Con una misera cena Renzi è riuscito a trovare fondi per scongiurare un dramma. Se tutti i personaggi pubblici facessero come lui non ci sarebbero problemi a ricostruire l'Italia. Matteo è generoso perché in qualche modo si lascia usare per raggiungere fini benefici e di interesse pubblico. È un genio del marketing.
Ora qualcuno potrebbe pensare che ci sono questioni più urgenti e necessarie. Tipo mille chilometri quadrati di territorio italiano terremotato. Macerie, esodi, case senza più un brandello di muro, aziende, campagne, chiese, uomini e donne che resistono a un inverno senza speranza. Vero. Ma purtroppo per Renzi perfino questo non è così importante come il referendum costituzionale.
L'unica speranza è che dopo il 4 dicembre il presidente del Consiglio e capo del Pd giri la penisola per finanziare la ricostruzione di mezzo Paese. E a quel punto alzi anche il conto. Una cena per il terremoto vale almeno il doppio: sessantamila euro a persona. Anzi, molto di più. Il futuro di un Paese non ha prezzo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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