Firenze, il procuratore Spiezia lascia. La procura complottista a una svolta

Il magistrato che aveva rotto il monopolio della sinistra ha chiesto di tornare a Eurojust. E ora la partita si riapre

Firenze, il procuratore Spiezia lascia. La procura complottista a una svolta
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È da anni la trincea dell'ultimo attacco giudiziario alla memoria di Silvio Berlusconi, è il fortino irriducibile delle teorie sugli accordi tra Stato e Mafia regolarmente smentite dai processi. E ora la Procura di Firenze, orfana dei magistrati che avevano guidato l'assalto al Cav, torna ad essere contendibile. Mettere le mani sulla Procura di Firenze vuol dire mettere le mani sulle teorie cospirazioniste avanzate in riva all'Arno in questi anni, scavando su fatti avvenuti ben lontano da Firenze, usando come grimaldello per la competenza territoriale la strage dei Georgofili del 1993.

A riaprire i giochi, e a fare capire che clima si respiri a Firenze, è stata la decisione a sorpresa di Filippo Spiezia, procuratore della Repubblica, di chiedere al Consiglio superiore della magistratura di tornare a Eurojust, l'ufficio giudiziario in Olanda dove ha lavorato a lungo. Il Csm lo ha immediatamente accontentato.

Perché Spiezia ha deciso di lasciare Firenze dopo appena due anni? La sua nomina, nel marzo 2023, era stata voluta a maggioranza dal Csm anche come un segno di rottura verso il monopolio decennale della Procura da parte delle correnti di sinistra. Spiezia aveva battuto sul filo di lana Ettore Squillace, esponente storico di Magistratura democratica, per anni già pm a Firenze accanto a altre «toghe rosse» come Luca Turco e Luca Tescaroli, protagonisti delle indagini su Berlusconi e Matteo Renzi. Ci si aspettava che Spiezia riportasse la Procura di Firenze con i piedi per terra, a partire dall'inchiesta sui mandanti occulti delle stragi che vede tutt'ora indagato - a 32 anni dai fatti - l'ex senatore Marcello Dell'Utri. Testimone chiave dell'indagine, l'ex colonnello dei carabinieri Michele Riccio, già condannato per traffico di droga e ora accusato a Milano di diffamazione ai danni del presidente del Senato Ignazio La Russa.

Invece Spiezia ritorna all'Aja. A innescarne l'addio anticipato è stata una sorprendente sentenza del Consiglio di Stato che ha accolto il ricorso contro la sua nomina presentato dall'allora procuratore di Terni Alberto Liguori, ampiamente coinvolto nelle chat con Luca Palamara e per questo nel frattempo finito nel mirino dal Csm. Che adesso possa essere Liguori a venire scelto per la Procura di Firenze lo credono in pochi, proprio per i suoi accertati contatti con Palamara (il Csm parlò di «rapporti e vincoli che intaccano certamente la credibilità ed autorevolezza della funzione direttiva ricoperta»). Ma il suo successo davanti al Consiglio di Stato rimette in corsa tutti gli aspiranti che due anni fa erano stati sconfitti da Spiezia. Non Squillace, che nel frattempo ha ottenuto come premio di consolazione la Procura generale proprio di Firenze, ufficio da cui potrà comunque vigilare sulle inchieste scottanti; ma per buona parte degli altri diciotto pretendenti si riaprono le possibilità di successo, con i siciliani Paolo Guido e Rosa Raffa favoriti.

In palio c'è una delle Procure più importanti d'Italia, in prima fila nello scontro col potere politico: ne sa qualcosa Matteo Renzi, indagato e

intercettato insieme alla sua famiglia per accuse finite in nulla. Ma è chiaro che il boccone più ghiotto è l'indagine sulle stragi, con il suo contorno di scenari inquietanti, ultima puntata della caccia giudiziaria a Berlusconi.

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