Roma - Volevano arrivare alla Leopolda per far sentire il loro No al referendum e alle politiche del governo Renzi. Ma erano autorizzati soltanto per un presidio, alla larga dalla convention del Pd, non per una manifestazione contro il premier. Così, quando hanno cercato di superare il cordone degli agenti in tenuta antisommossa, all'angolo tra via Cavour e piazza San Marco, a Firenze, si sono scontrati con le forze dell'ordine che cercavano di fermarli. «Non accettiamo divieti», hanno detto. E sono volati prima ortaggi, poi bottiglie, oggetti, fumogeni e petardi. Scontri duri, contusi e fermi, anche tre poliziotti leggermente feriti.
Erano circa un migliaio (5mila per gli organizzatori, ndr) i contestatori che, mentre dentro alla Leopolda la ministra Boschi illustrava le ragioni del Sì, fronteggiavano le forze dell'ordine per cercare di arrivare al cuore della kermesse. «Renzi lo stage è finito», recitava uno degli striscioni, «No alla Leopolda del Sì, No al mostro di Firenze», era scritto su un altro. E dietro a questi slogan, facce di giovani e giovanissimi. Segno che non tutti quelli delle nuove generazioni si riconoscono nel rottamatore. «Il presidente del Consiglio continua con la sua idea folle verso questa città e verso il Paese che considera il cortile di casa sua», dicevano i manifestanti. E ancora: «Siamo qui per rappresentare una realtà sociale che alla Leopolda non è rappresentata, quella dei giovani che lavorano con i voucher, delle persone sotto sfratto». C'erano anarchici e antagonisti, i centri sociali di Marche e altre Regioni, alcuni esponenti dell'associazione vittime del salva Banche, che aderisce al Comitato Firenze dice No, rappresentanti arrivati da Venezia e riuniti nel comitato No alle grandi navi. Una variegata compagine dove si sono infiltrati manifestanti particolarmente aggressivi, alcuni a volto coperto, altri nascosti da maschere di Anonymus e caschi, che hanno costretto gli agenti ad effettuare delle cariche di alleggerimento quando da piazza Santissima Annunziata, in centro, dove la questura li aveva autorizzati a stare, si sono radunati nell'adiacente piazza San Marco nel tentativo di sfondare i posti di blocco della polizia, che aveva chiuso le vie d'accesso con i blindati per impedirgli di raggiungere la Leopolda, distante alcuni chilometri. «Firenze non è di proprietà di Renzi, ci ricompattiamo e continuiamo a manifestare il nostro No in direzione Leopolda», dicevano i manifestanti dopo i primi scontri. Infatti il corteo non si è fermato e poco dopo i tafferugli sono ripresi in via della Mattonaia, sempre con l'obiettivo di trovare un varco e raggiungere la convention. Di nuovo cariche e fumogeni, fino a quando i manifestanti si sono allontanati e uno speaker della manifestazione da un camioncino ha annunciato la fine del corteo, dando a tutti appuntamento a Roma.
L'eco degli scontri intanto è arrivato fin dentro alla Leopolda. Salendo sul palco ne ha parlato il sindaco di Firenze, Dario Nardella. «Abbiamo assistito a scene di guerriglia urbana - ha detto il primo cittadino - una parte del centro storico è stata messa a ferro e fuoco, ci sono state violenze, minacce. C'erano tra i manifestanti elementi di provocazione. Tutto ciò è inaccettabile. Manifestare è legittimo, dissentire è legittimo, ma nel rispetto delle leggi, della convivenza civile, dei cittadini e del patrimonio storico-culturale di una città». Gli organizzatori della manifestazione a fine giornata hanno fatto un bilancio su Facebook: «In 5mila in piazza oggi contro la Leopolda del Sì.
Continueremo a contrastare ovunque la violenza e l'arroganza del partito del Si», hanno scritto, denunciando il ricorso a cariche, lacrimogeni e arresti «come arma per reprimere il dissenso, espresso da tanti e tante persone unite nel No a Renzi e al Pd».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.