Fitto disegna con la Ue il futuro del Pnrr. L'opposizione fa il tifo per il fallimento

Il ministro mercoledì farà il punto in Parlamento sul Recovery. Pd e Cinque Stelle ostili: "Non sono capaci di spendere i soldi"

Fitto disegna con la Ue il futuro del Pnrr. L'opposizione fa il tifo per il fallimento

I tempi stringono. Il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto, sarà mercoledì in aula a Montecitorio e poi a Palazzo Madama per un'informativa sul Pnrr. Al centro del suo intervento l'esito degli ultimi colloqui con Bruxelles, dei quali i mezzi di informazione hanno già anticipato un dato ormai acclarato: gli stadi di Venezia e Firenze saranno esclusi dal Pnrr. Con coda di polemiche. E lo dimostra la presa di posizione di Andrea Abodi. Il ministro dello sport non ne fa una difesa di parte. Al contrario si chiede quale sia il metro di Bruxelles per definire le «infrastrutture sociali». «I progetti per Firenze e Venezia - conferma ai microfoni di Skytg24 - non riguardavano solo gli stadi, ma si tratta di progetti più vasti di rigenerazione urbana».

La tranche di cui si discute ora vale 19 miliardi di euro. E per il 30 giugno l'Italia, secondo Bruxelles, deve aver ampiamente dimostrato di essere in grado di investirli celermente e con profitto. Dalla Commissione europea usano toni concilianti e ammettono che non c'è alcun pregiudizio. I commenti arriveranno soltanto quanto il nostro Paese avrà messo nero su bianco e dettagliatamente il piano di spesa. E da Palazzo Chigi stimano già ai primi del prossimo mese la consegna del piano dettagliato della terza tranche di fondi.

Al di là del Bosco veneziano e del Franchi però, le Regioni, i Comuni e i soggetti attuatori stanno portando avanti - a velocità differenziata - i propri progetti, anche in vista della quarta rata su cui il governo vuole imprimere un'accelerazione immediata per evitare, stavolta, ostacoli dell'ultimo momento. Le amministrazioni non stanno perdendo tempo ma per alcuni progetti, dall'edilizia scolastica alla sanità, stanno anche prendendo progressivamente coscienza di oggettive difficoltà. Tra Pnrr e Piano complementare, le fette più consistenti di risorse arriveranno a Lazio e Lombardia. La prima godrà complessivamente di 17 miliardi e la Regione, che presta massima attenzione soprattutto alla sanità, è pronta ad attuare il più possibile i progetti per assicurarsi la sua parte. Il governatore Francesco Rocca non esclude una parziale rilettura e rivisitazione di alcuni interventi, che non comprometterà però, ha assicurato, la scadenza di dicembre del 2026. Alla Lombardia andranno invece 12 miliardi, oltre il 12% del totale complessivo destinato all'Italia. In questo caso il turbo è sulla transizione verde e sulla mobilità sostenibile.

Le rassicurazioni di Fitto e quelle della Commissione europea, però, non bastano. Dall'opposizione si levano sempre più forti e con insistenza le voci critiche sulla tenitura del Pnrr. Critiche soprattutto sulla flessibilità che in questi giorni molti componenti del governo (da Fitto a Crosetto, passando per gli stessi vicepremier Salvini e Tajani) hanno chiesto. «Sul Pnrr in campagna elettorale il centrodestra aveva annunciato che avrebbe ridiscusso i progetti - afferma il capogruppo dem in Senato, Francesco Boccia -. Non eravamo favorevoli. Si possono ridefinire le dimensioni ma non le finalità. Mi auguro che il governo ora venga dire la verità, ovvero quali progetti intende ridimensionare e su quali territori insiste. Bisogna capire chi ha perso risorse e chi ha deciso».

Sulla stessa linea la senatrice grillina Maria Domenica Castellone: «La colpa non è di chi quei soldi li ha ottenuti ma di chi non sa come spenderli. È necessaria chiarezza e trasparenza da parte della maggioranza. Preoccupante la loro ambiguità su Pnrr».

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