Le follie del Verdinellum tra croci e rettangoli

Un ginepraio di cavilli sulle modalità di voto che finisce solo per frastornare gli elettori

Le follie del Verdinellum tra croci e rettangoli

Premessa necessaria: l'unica materia dello scibile umano che interessa davvero ai politici è il guazzabuglio (ma solo per i comuni mortali) dei sistemi elettorali. Da cui discende che fra tutte le leggi prodotte dal Parlamento quelle che regolano le procedure di voto siano le più ponderate e le più minuziose. E le uniche concepite per facilitare la vita a chi in concreto le dovrà applicare e rispettare.

Quindi: le leggi elettorali soddisfano almeno in parte le esigenze di tutti gli schieramenti, anche quelli che a parole le osteggiano, perché qualche cavillo o parolina o subemendamento basta a tramutare la prospettiva di una sconfitta certa nella speranza di una vittoria possibile. O almeno consente di ridurre il danno.

Il cosiddetto Verdinellum, la riforma proposta da Ala, il partito di Denis Verdini, risponde ai canoni sopra evocati. L'hanno presentata Massimo Parisi e Ignazio Abrignani il 16 dicembre scorso, dopo che il referendum aveva cestinato la costituzione secondo Matteo. Se passerà vuol dire che va bene a tutti.

Mezzo maggioritario e mezzo proporzionale; premio di governabilità robusto e soglia di sbarramento bassa. Questa è l'essenza del Verdinellum, analoga per Camera e Senato. Ma se si va nel dettaglio si scoprono cose che per noi umani sarebbero concepibili solo dopo una di quelle serate in cui a un certo punto nei Paesi anglosassoni le donne bruttine si sentono dire «the more I drink, the better you look» (più bevo, più ti vedo bella). Eppure una logica, per quanto folle, c'è.

Fra collegi uninominali suddivisi in circoscrizioni proporzionali, quozienti elettorali, calcolo dei resti, listini bloccati, divisione della scheda in rettangoli - di dimensioni diverse per la parte maggioritaria e per quella proporzionale - e regole sui voti validi è un ginepraio in cui si muovono solo i più esperti fra gli esperti come Parisi e Abrignani.

Le norme sulle schede (una per Camera) dove dovremo tracciare le fatidiche croci dicono tutto. Per esempio, il comma 18 dell'articolo 1 del Verdinellum inizia così: «Se l'elettore traccia un segno, comunque apposto, sul rettangolo contenente il contrassegno della lista prescelta, il voto così espresso è valido ai fini dell'elezione dei candidati di tale lista nel collegio plurinominale e ai fini dell'elezione del candidato nel collegio uninominale collegato a tale lista». E i sotto commi successivi descrivono minuziosamente gli altri casi in cui la croce (o le croci) sui vari rettangoli vale per entrambi i voti e quelli in cui vale solo per uno dei due.

Perché prevedere più possibilità di voto valido? Per controllare meglio ex post i pacchetti di voti promessi ex ante.

Una riforma elettorale mica è una di quelle leggi normali (che toccano la vita di tutti) che una volta approvate il legislatore di turno commenta contento in tv: «Il quadro normativo ora c'è. Abbiamo lavorato bene. I dettagli saranno definiti nei decreti attuativi». No no, niente scherzi. Qui nulla è lasciato al caso. O al dopo vediamo.

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