Milano - Onorevole Gelmini, che succede? Il centrodestra è superato?
«Ma no, il centrodestra governa la metà del Paese (regioni e città), ha vinto tutte le ultime consultazioni elettorali, alle europee ha sfiorato il 50%. Sarebbe puro tafazzismo archiviare una formula vincente, specie adesso che nell'altra metà del campo si profila un'alleanza deleteria fra le due sinistre, quella di Zingaretti e quella del Movimento 5 Stelle. Mai come oggi è necessario restituire vigore all'alleanza, ma non è una responsabilità solo nostra».
Ma tra Berlusconi e Salvini i rapporti non sono mai stati così tesi. Come se ne esce?
«Con il ritorno alla ragionevolezza e un bagno di realismo ed umiltà. Berlusconi si è limitato a sottolineare che Salvini ha commesso degli errori. Non è lesa maestà e Berlusconi non ha archiviato il centrodestra perché è colui che lo ha inventato; e ha ricordato che il centrodestra o è plurale e inclusivo o non è».
Ha detto anche che non può essere sovranista e populista. Un annuncio di separazione dalla Lega?
«No, almeno non per noi. Il centrodestra è sempre stato plurale: abbiamo governato con la Lega anche quando erano secessionisti, trovando una sintesi accettabile. Semplicemente noi sosteniamo che il sovranismo non può esaurire lo spazio del centrodestra. Se Ignazio La Russa, uno dei leader di Fratelli d'Italia, il partito che più di ogni altro ha sostenuto, sbagliando, di poter fare a meno di Fi, afferma che bisogna sedersi intorno ad un tavolo, vuol dire che la politica non è morta e nemmeno l'alleanza. E all'interno del centrodestra c'è chi lavora per costruire e non per dividere».
Da dove si può ripartire?
«Da una direzione e da un metodo capitalizzando la grande esperienza e i rapporti internazionali di Silvio Berlusconi che sono un patrimonio importante e Salvini deve comprendere che non può farne a meno. Forza Italia è il partito del sì e non del blocco del Paese come i 5 Stelle. Bisogna tornare a dialogare e a costruire un'alternativa alle sinistre. Anche perché il Conte bis non avrà i numeri per durare e sarà dilaniato dalle contraddizioni. Per parte nostra, insieme alla collega Bernini, proporremo alle altre forze del centrodestra un'agenda comune su giustizia, fisco, infrastrutture, autonomie, riduzione del costo del lavoro, per le imprese e per aumentare lo stipendio netto dei lavoratori. Fi può tornare ad essere il perno della coalizione, ascoltando e offrendo una ricetta credibile per il ceto medio, vittima di una crisi senza precedenti. C'è da ripensare anche un modello di welfare che si occupi di giovani, donne e anziani, ma va fatto senza mettere le mani nelle tasche di chi già paga troppe tasse. Va colmato il divario nord sud, rilanciando le piccole e grandi opere, la ricerca, l'innovazione, a partire dalla banda larga».
Salvini e Meloni hanno disertato l'incontro con Conte; Berlusconi c'è andato. Significa che sarete morbidi sul Conte bis?
«Assolutamente no. Non si può confondere il rispetto per la prassi costituzionale e le istituzioni, con un annacquamento delle nostre posizioni. Gli ultimi 14 mesi hanno visto il movimento di Grillo dare uno schiaffo alla democrazia rappresentativa e alle istituzioni parlamentari. Noi abbiamo scelto di dare un segnale in controtendenza. Ma questo governo nasce da una manovra di palazzo e all'insegna del trasformismo. La redistribuzione di cui parla Zingaretti rischia di passare dalla patrimoniale, da nuove tasse ma noi non lo consentiremo e saremo pronti a intraprendere una battaglia durissima per difendere i risparmi degli italiani».
Fi ha ancora uno spazio politico importante?
«Ha uno spazio enorme da occupare, lavorando su chi ha scelto il non voto e puntando sull'Altra Italia, attingendo dalla competenza delle libere professioni, dal mondo del lavoro e dell'impresa. Ne parleremo durante il nostro percorso di rinnovamento e di confronto, dandoci appuntamento a Giovinazzo, a Viterbo, e poi a Milano tra settembre e ottobre.
Col presidente Berlusconi e Antonio Tajani affronteremo il tema della nostra presenza in Europa, confermando la nostra convinta adesione all'Alleanza atlantica e affronteremo il tema dell'immigrazione con una seria politica dei rimpatri e con gli accordi coi paesi di origine. Possiamo fare quello che né la Lega né Fratelli d'Italia sono in grado di fare: aggregare l'Italia che non si riconosce nelle politiche isolazioniste. È l'Altra Italia: l'alternativa, uno spazio destinato a crescere».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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