«S e per il partito è utile, io ci sono». La disponibilità a candidarsi di Mara Carfagna arriva alla vigilia della presentazione delle liste europee, dopo l'appello ai dirigenti azzurri del vicepresidente vicario dei deputati di Forza Italia, il calabrese Roberto Occhiuto e del responsabile per il Sud, il campano Paolo Russo. È il segnale che le liste, come sono state calibrate, per molti vanno riviste. Mentre, ad esempio, quelle leghiste di Matteo Salvini sono a sua misura, quelle azzurre avrebbero attorno a Silvio Berlusconi più uomini forti che donne. Ma è d'obbligo l'alternanza di genere nelle preferenze e per valorizzare al massimo la discesa in campo del leader ed evitare che qualche campione delle preferenze invece di fare gioco di squadra porti acqua solo al suo mulino, servono candidate capaci di mobilitare pacchetti imponenti di voti per il partito. La vicepresidente della Camera può farlo, accanto a Berlusconi, che sarà capolista in tutte le circoscrizioni, tranne che al Centro, dove guiderà il vicepresidente Antonio Tajani.
Il Cavaliere, che potrebbe optare proprio per il seggio della circoscrizione meridionale, da Arcore non interviene. Sui social commenta l'incendio di Notre Dame, «cuore dell'Europa», con la solidarietà ai francesi. Ma la macchina delle liste ha solo poche ore, fino ad oggi pomeriggio. E si ragiona su come migliorarle. Perché siano forti anche al femminile, Fi potrebbe puntare sulle sue risorse migliori. Sembra che al Cav non dispiacerebbe neppure che corressero le capogruppo, alla Camera Mariastella Gelmini e al Senato Anna Maria Bernini. In Sicilia, per la circoscrizione Isole, i catanesi reclamano un candidato e sarebbe stata sondata anche Stefania Prestigiacomo, però indisponibile.
Al Sud, l'esponente femminile dopo Berlusconi sarebbe Barbara Matera (nel 2014 61.700 voti), ma la popolarità della Carfagna, sempre in difesa del Meridione, potrebbe assicurare un risultato migliore. Bilanciando esponenti come Aldo Patricello (110 mila voti), Fulvio Martusciello (83 mila) e il leader Udc Lorenzo Cesa (55 mila). Gioca un ruolo in questo quadro anche l'arruolamento al Sud dell'eurodeputata uscente Alessandra Mussolini, che un anno fa lasciò polemicamente il partito. Alle scorse elezioni ebbe al Centro oltre 81mila preferenze, seconda a Tajani (circa 110 mila).
La Carfagna risponde dunque «Ci sono», a Occhiuto e a Russo che le chiedono di «metterci la faccia», ma l'ultima parola deve venire da Arcore. È lei in Fi il volto del Sud e, in modo più deciso dall'assemblea nazionale dell'Eur, si oppone all'ala filoleghista, rimettendo al suo posto ad ogni occasione (anche ieri) il governatore della Liguria Giovanni Toti. La disponibilità dell'ex ministro viene salutata come un «atto di generosità» da molti azzurri, come Gelmini, Renato Brunetta, Lucio Malan, Osvaldo Napoli, Micaela Biancofiore e Renata Polverini, ma qualche anonimo avanza il sospetto che si faccia avanti per la futura leadership e parla di «golpe» ai danni di Berlusconi e Tajani. «Cose da pazzi», commenta su Twitter Occhiuto, insieme ad altri.
Le tensioni in Fi comunque ci sono, le alimentano le manovre per le liste e le elezioni del 26 maggio, dove Fi dovrà assolutamente arrivare al 10%, assomigliano sempre più ad un redde rationem.
Contro la Carfagna, che in un'intervista alla Stampa negava a Salvini lo status di leader del centrodestra e dava per fatta la scissione di Toti, il governatore si scatenava in mattinata sui «dirigenti nominati». E lei replicava con un tweet all'arsenico.
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