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L'animalista che ha affossato il suo partito e i diritti omosex

Le forzature della Cirinnà hanno prodotto il caos. E adesso si dice pronta a lasciare in caso di flop

L'animalista che ha affossato il suo partito e i diritti omosex

Roma - Gli occhi feroci e la lingua saccente della ministro Boschi. L'imbarazzo di Zanda, l'impassibile Finocchiaro. L'intero stato maggiore del Pd al Senato che processa a porte chiuse e spella vivo l'agnello sacrificale: Monica Cirinnà, cinquatreenne arrembante senatrice madrina della legge 2081. Garante a titolo personale - più volte ribadito assieme al senatore Lumia (anch'egli rovesciato fin nei precordi dalla sfuriata di ieri mattina) - dell'instabilità grillina sulle unioni civili. Al punto che viene da domandarsi se non ci sia del metodo in questa follia, e se la scelta proprio di un'anima allo sbaraglio come quella della Cirinnà non sia stata l'ennesima ganzata della cricca di Palazzo Chigi, in gran difficoltà con le gerarchie vaticane per l'incedere di una legge cui sembrerebbe contraria almeno la metà degli italiani.

Per lo meno, per come è stata concepita e portata avanti dalla stessa Cirinnà. Che ieri giaceva confusa e travolta, annunciando il «ritiro dalla scena politica» e quasi invocando il me crucifige, la giusta punizione.Eppure il vero problema, parlando della Cirinnà, non parrebbe distinguere il grano dal loglio, quanto il pubblico dal privato. Come nel celebre slogan sessantottino, con lei «il personale è politico». Tale e tanta è la mole di informazioni non più riservate che si rintracciano dappertutto, in particolare sul web. Una specie di libro aperto: dal luogo del primo bacio con il marito potente assessore rutelliano (una discarica) alle pulsioni emotive che portano la strabordante personalità di Monica a cercare l'emersione dal banale grazie a una cura degli animali spinta fino alle estreme conseguenze. Basti a porre qualche interrogativo l'episodio da lei stessa raccontato dei cinque cuccioli di una topa di campagna uccisa dalla gatta: salvati e portati a crescere e moltiplicarsi fino alle 36 unità (si presume in un'ineluttabile catena incestuosa), quindi abbandonati in libera campagna. Illuminante il commento reso all'intervistatore di Panorama: «È stata un'esperienza di vita... Si chiama accoglienza, se pensi che ogni essere vivente sia uguale all'altro».In un'altra occasione, sarà il coniuge Esterino Montino, a raccontare senza veli di quando Monica fu sottoposta a esorcismo dalle suore francesi, esperienza forte conclusa con il cambio della scuola (era stata testimone della piccante avventura di una suora). Ma è lei stessa a non negare quasi nulla, anzi al contrario a vantarsi, di qualunque cosa le passi per la testa riccioluta. Per esempio dell'iniziale emozione a occuparsi della legge, «perché così non mi annoio più, la vita dei nuovi eletti al Senato è mortale: non si fa niente, non si partecipa, si vota e basta».

O dei 4 figli «portati in dote» da Montino, o del fatto di essere stata allevata lei stessa da due donne, madre vedova e nonna. O della fattoria-agriturismo messa su a Capalbio. Fiore all'occhiello di un intenso intreccio di società controllate direttamente o indirettamente dalla coppia (che fu sposata nel 2011 di venerdì, officiante D'Alema). Un piccolo impero di quasi 140 ettari a coltura, con 50 tra vacche e tori maremmani, sette chianine, per non parlare del resto (ci sarebbe anche un porcospino e una famiglia di asini).

Ma neppure in tutto questo, si può gettare la croce sulla vegetariana Monica e lapidarla. Avendo il Montino, ex cacciatore accanito, oggi sindaco di Fiumicino, spiccato il senso per gli affari. Quasi una nemesi, per la Cirinnà.

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