Foto-choc dello scempio di Pamela in aula. Il medico legale: "Accoltellata due volte"

Udienza a porte chiuse con i tecnici che eseguirono l'autopsia sul corpo

Foto-choc dello scempio di Pamela in aula. Il medico legale: "Accoltellata due volte"

Il corpo lavato accuratamente con la candeggina, per cancellare le tracce della violenza. Innocent Oseghale, imputato davanti alla Corte di assise di Macerata per lo stupro, l'omicidio di Pamela e il vilipendio di cadavere ha impiegato oltre sei ore per fare scempio della ragazza.

È quanto ha riferito Mariano Cingolani, medico legale che eseguì l'autopsia più approfondita sul cadavere, ascoltato ieri in aula proprio per chiarire i dettagli dell'esame autoptico e le possibili cause della morte. Cingolani ha spiegato che delle lesioni riscontrate due, alla base dell'emitorace destro, sono vitali, ossia le sono state inferte da viva, e sono compatibili con un'arma da punta e taglio. I due fendenti, su parti vitali, secondo il consulente, potrebbero essere stati inferti a distanza di un po' di tempo l'una dall'altra e non sono stati immediatamente mortali: potrebbero essere passati 15-20 minuti tra i due colpi. E il coltello trovato in casa dell'imputato sarebbe compatibile con le coltellate, mentre la mannaia trovata «potrebbe essere stata usata nelle procedure di depezzamento».

Per lo specialista la quantità di stupefacente non basterebbe a giustificare una morte per droga. L'udienza del processo ieri si è tenuta a porte chiuse perché sono state mostrate le foto choc dei resti e dell'autopsia della ragazza. Alessandra Verni, la mamma della vittima, ha smesso di guardare le immagini proiettate in aula quando il medico ha cominciato a descrivere le condizioni del capo della vittima. «Quando ho aperto le valigie che contenevano il corpo fatto a pezzi, l'odore di varechina era così forte da sembrare di essere in piscina - ha sottolineato invece il medico-legale, Antonio Tombolini, che ha effettuato la prima autopsia sui resti - una delle due valigie conteneva la testa della ragazza, avvolta in due sacchetti di plastica, e nell'altra c'erano le altre parti anatomiche». Ma per lui le ferite al fegato sarebbero state inferte dopo la morte perché la vittima «ha sanguinato poco».

Tombolini ha anche descritto quali fossero le condizioni degli arti superiori, della testa, del busto e degli organi di Pamela. «Due lacerazioni nell'emitorace destro, prodotte quando la giovane era ancora a cuore battente e quattro tagli inferti al fegato con un'arma da taglio - ha detto -. Alla ragazza, inoltre, sono stati amputati entrambi i seni alla loro base, è stata asportata la vescica e la parte vaginale, con la chiara volontà di alterare la presenza di un rapporto sessuale precedentemente avuto».

Tombolini ha avuto la prima impressione che «fosse un lavoro fatto in ambito

agricolo, da una persona abituata a sezionare maiali» e ribadito che è stato «un lavoro fatto in maniera estremamente intelligente, con una procedura estremamente accurata», in grado di nascondere «una logica raffinata».

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