Francesco mentì ai genitori, ma forse è stato ucciso

Disse: "Il 27 luglio mi laureo", ma gli mancavano alcuni esami. E spunta la pista dell'omicidio

Francesco Pantaleo, 23 anni, studente universitario, aveva una faccia buona. Perché era una bella persona. Affettuoso, altruista, sensibile. Forse troppo sensibile. Fino al punto di togliersi la vita per una banale bugia?

Aveva detto ai genitori che si sarebbe laureato il 27 luglio, ma in realtà gli manca ancora qualche esame: una sciocchezza, che però nella testa di Francesco era diventata un tarlo insostenibile. Chissà, credeva di deludere la famiglia: gente per bene - i Pantaleo - che mai ne avrebbe fatto un dramma.

Ma Francesco si vergognava comunque. E ha deciso - questa l'ipotesi più accreditata - di pagare in proprio. Addirittura facendola finita. Per sempre. Il movente è plausibile e ha numerosi precedenti nella letteratura suicidiaria. Ma è andata davvero così? C'è un elemento infatti che trasforma questo caso in un giallo: la modalità con cui Francesco è morto. Bruciato. E, su questo aspetto, non esistono vicende analoghe.

A complicare il mistero c'è poi la frase sibillina degli inquirenti che sostengono di «non escludere del tutto neppure la pista dell'omicidio». E se allora fosse questo lo scenario, a cambiare sarebbe l'intera storia. Con al centro due domanda-chiave: chi e perché avrebbe dato fuoco al corpo di Francesco?

Il suo cadavere carbonizzato è stato trovato domenica scorsa nelle campagne di San Giuliano Terme (Pisa); «L'ipotesi del suicidio resta la più attendibile, ma...», e dietro quel «ma» si cela l'universo dei dubbi.

La certezza dell'identificazione è avvenuta grazie alla comparazione col Dna messo a disposizione degli inquirenti dai genitori della vittima. Sarà l'autopsia, disposta dalla Procura di Pisa (città dove Francesco frequentava la facoltà di Ingegneria informatica), a dover chiarire le cause del decesso, anche se già dai primi rilievi pare che il cadavere del giovane non presentasse tracce di ferite o lesioni.

Nel frattempo gli investigatori stanno esaminando anche i filmati delle telecamere di videosorveglianza per cercare elementi utili al fine di capire il percorso che Pantaleo avrebbe fatto per percorrere i circa 6 km che separano Pisa da San Giuliano Terme, dove i carabinieri non hanno rilevato tracce di presenza di veicoli sul terreno. E nemmeno sono stati trovati residui di taniche o di bottiglie con liquidi infiammabili: quelli con cui Pantaleo si sarebbe dato fuoco, nel caso in cui fosse confermata l'ipotesi nel suicidio. Insomma, rebus su rebus.

Da una verifica in ateneo è emerso che il «27 luglio» (la data cioè indicata da Pantaleo ai genitori per la conclusione del suo ciclo universitario) in realtà non era in programma alcuna sessione di laurea. L'allarme sulla sparizione del giovane era stato lanciato già sabato dalla famiglia che abita in Sicilia, dopo non essere riuscita a mettersi in contatto con Francesco.

Proprio in quelle ore Pantaleo si è allontanato dalla casa di via Adige a Pisa dove condivideva un appartamento con altri due coetanei, lasciando su un comodino tutti i suoi effetti personali, ma portando con sé (altro elemento strano) 200 euro. «Qualsiasi cosa sia successa, tutto si sistema, torna a casa, ti prego», era stato l'ultimo appello dei genitori. Ma, ormai, non si poteva «sistemare» più nulla.

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