Il trattamento subito da Luca Morisi su certa stampa (ma pure sui social) è opera di una delle tante "bestie" che circolano in Italia. Perché di "bestia" non ce n'è una sola. Alcuni esponenti garantisti stanno commentando la vicenda, soprattutto alla luce delle ultime novità emerse, ponendo accenti sulla pluralità di "bestie" esistenti. Del resto, la droga non era dell'ex social media manager di Matteo Salvini, mentre la gogna pubblica è scattata ben prima che i dettagli venissero chiariti dall'inchiesta.
Nel corso di queste ore, si alternano prese di posizione che puntano il dito nei confronti del "come" sia stato trattato il caso Morisi. Qualcuno, proprio in virtù della necessità di distanziarsi da certa "bestialità", chiede di dare l'esempio nel senso opposto. Quella di Morisi è vicenda surreale, che è spuntata guarda caso al termine di una campagna elettorale. Il "caso Morisi" - come abbiamo specificato in questo articolo - procede spedito verso l'archiviazione.
Ma ormai la questione è stata sollevata sui media e sui mezzi di comunicazione, avendo pure degli effetti politici e monopolizzando o quasi il dibattito pubblico che ha preceduto le urne. Matteo Salvini ha etichettato questo fenomeno come "guardonismo", sottolineando come la campagna elettorale si sia soffermata più su questa storia che sui problemi effettivi delle città per cui si è votato. É così che si torna a parlare di "bestia", ma al plurale.
Guido Crosetto non ci ha girato troppo attorno: "La Bestia di Morisi era composta da 7/8/15 ragazzini. Ed ha fatto tanto male. Pensate ad una BESTIA composta da professori, scrittori, giornalisti, caporedattori, speakers radiofonici, uomini di cultura, comici, influencer, commentatori etc che vi attacca in modo coordinato", ha scritto l'ex parlamentare in queste ore sul suo profilo Twitter. L'ex esponente di Fratelli d'Italia, del resto, non ha mai fatto mistero di far parte di quello che su queste pagine abbiamo ribattezzato "fronte garantista". Uno dei fil rouge che sta legando le reazioni a quanto emerso.
Non fa eccezione la giornalista Gaia Tortora, che dal canto suo ha postato quanto segue: "Abbiamo l'opportunità di non essere come le "bestie". @lumorisi parla del suo problema personale e chiede scusa a tutti. E non è poco. Io per questo lo rispetto", ha fatto presente, sempre su Twitter, la conduttrice televisa e figlia di Enzo Tortora. Parole simili non sono state pronunciate da chi, al contrario, avrebbe voluto fare del giustizialismo un mantra pure in questa circostanza.
Un'altra garantista doc, come l'onorevole Raffaella Paita, espressione d'Italia Viva, propone una riflessione che non necessita di troppi commenti. "La macchina del fango - ha scritto sul suo profilo - e dell’odio è riuscita a distruggere la vita di una persona in due settimane. #Morisi non è un nostro amico ma basta Bestie, basta gogne, basta linciaggi. Garantismo e rispetto per le persone". Il tema, insomma, non è trattare questo o quel personaggio sulla base dell'appartenenza politica, bensì fare del garantismo un paradigma per qualunque vicenda abbia a che fare con la materia giudiziaria.
In fin dei
conti, queste riflessioni non riguardano il "caso Morisi" in sé e per sé, ma l'atteggiamento corretto da tenere in circostanze come queste. Il "fronte garantista" chiede dunque di frenare tutte le "bestie".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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