Nel suo caso nessuno dovrebbe chiederne le dimissioni da parlamentare europeo. Caterina Chinnici, infatti, con il sistema proporzionale in uso per la formazione del parlamento europeo quei 113mila voti, ottenuti nella circoscrizione insulare il 26 maggio del 2019, non li doveva soltanto alla sua posizione di capolista per il Partito democratico ma alla stima e l'affetto che i siciliani le tributano da sempre come figlia di una vittima della mafia e come magistrato che ha sempre combattuto in difesa della legalità.
Cinque anni prima, per esempio, i voti raccolti erano ben 133mila. Ed è forse proprio a quei risultati che ha pensato Enrico Letta quando ha candidato la figlia del magistrato ucciso dalla mafia (sono passati proprio quarant'anni da quel tragico 29 luglio dell'83) alle Regionali siciliane dell'estate scorsa. Certo la Chinnici è dovuta transitare attraverso le forche caudine delle primarie. Vinte, però, con ampio margine davanti alla grillina Barbara Floridia. Peccato che proprio i Cinquestelle, poi, abbiano ritirato l'appoggio e abbiano rotto l'accordo con Letta. Uno smacco soprattutto per la Chinnici che si è trovata terza con solo il 16% delle preferenze nell'elezione che ha sancito il successo di Renato Schifani, che ora diverrebbe, stando ai tanti rumors, compagno di partito della Chinnici. E non è un caso che il ritorno di fiamma tra il partito di Conte e quello che Elly Schlein rappresenti uno smacco davvero poco digeribile per chi, come la Chinnici, si è vista «ricusata» dagli «alleati» a poche settimane dal voto per il rinnovo dell'assemblea di Palazzo dei Normanni.
Il Pd della Schlein, fa sapere la stessa eurodeputata (sua collega tra il 2014 e il 2019 a Strasburgo), non ha marcato una svolta nella direzione sperata dopo la fine, poco gloriosa dell'era Letta. D'altronde sperava, la Chinnici, di essere cooptata nella nuova Segreteria. Così come, alla fine della sua lunga carriera da magistrato, era stata chiamata nel 2009 da un altro politico, il governatore siciliano Raffaele Lombardo a ricoprire il ruolo prima di assessore regionale alla Famiglia e poi alla Funzione pubblica.
L'addio della Chinnici al Pd, tuttavia, solo in parte ricalcherebbe quello già archiviato di Enrico Borghi, Andrea Marcucci e Beppe Fioroni. Non c'è soltanto la questione di un partito che con la nuova Segreteria sposta il proprio baricentro a sinistra. Sarà la stessa Chinnici però a spiegare le ragioni del divorzio dal Pd nei prossimi giorni, assicurano i bene informati. E c'è già chi scommette in un annuncio ufficiale del suo ingresso in Forza Italia durante la convention milanese del 5 e 6 maggio.
Al Nazareno la notizia (ancora da confermare) lascia tutti basiti.Interpellato dai cronisti il capogruppo azzurro a Strasburgo Fulvio Martusciello nega ogni tipo di «trattativa» con la collega Chinnici per il suo passaggio tra gli azzurri.
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