Il funerale di Forlani diventa un addio alla Dc 30 anni dopo

Tra le autorità presenti, oltre a Mattarella e Fontana la ministra azzurra Bernini e il suo ex "delfino" Casini

Il funerale di Forlani diventa un addio alla Dc 30 anni dopo
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Nella bara di legno chiaro c'è Arnaldo Forlani, ma forse questi sono i funerali della Democrazia Cristiana. Funerali di Stato, lutto nazionale, il presidente della Repubblica e tutte le più alte cariche dello Stato nelle prime file in chiesa, sì devono essere quelle esequie della Balena bianca che 30 anni fa, nella bufera di Tangentopoli, nessuno ha avuto il coraggio di celebrare.

Ora che il 6 luglio è arrivato alla fine lui, il novantasettenne Forlani, ex presidente del Consiglio, a lungo ministro e segretario della Dc, la cerimonia è anche per quel partito che Arnaldo ha incarnato pure nella sua ingloriosa dissoluzione, di fronte ai giudici. E infatti, quasi con un balzo indietro nel tempo, si materializza su un lato della basilica dei Santi Pietro e Paolo, un anziano militante che tiene alta la bandiera bianca con lo scudo crociato rosso e la scritta Libertas.

«La vita di Forlani - dice monsignor Vincenzo Paglia, che officia le esequie - è stata improntata ad un ideale di potere discreto. E' rimasto fedele sempre al partito in cui si è svolta la sua intera vicenda politica».

Quanti democristiani, senza «ex» davanti, ci sono nella grande chiesa, quanti oggi rappresentano le istituzioni, quanti sono figli di dc e seguono quell'esempio. Tanti, a cominciare dal Quirinale? Solo qualche nome: nei banchi siedono Paolo Cirino Pomicino, Bruno Tabacci, Lorenzo Cesa e soprattutto lui, l'allora delfino di Forlani, Pierferdinando Casini, che in quest'occasione rappresenta il Senato. «L'ultimo democristiano» si definisce nel suo recente libro.

A rendere omaggio a Forlani e al partito che ha fatto la storia della Prima Repubblica ci sono anche il presidente della Camera Lorenzo Fontana, la vicepresidente della Corte Costituzionale Daria De Petris, la ministra Anna Maria Bernini in rappresentanza del governo. E ancora Matteo Renzi, Giorgio Mulè, Gianni Letta, Nicola Zingaretti.

Lontani dai banchi delle autorità e fuori dalla basilica ecco la gente comune, che accoglie il feretro accompagnato dal picchetto d'onore interforze, con un lungo applauso.

«Aveva una radice profonda - dice il monsignore - che affondava nella formazione giovanile, nell'Azione cattolica e appariva tanto appassionato. In lui era sempre presente quel disegno biblico finalizzato alla pace, le spade convertite in vomeri. Visioni come queste spingevano Arnaldo a dare esempio di rigore, serietà, sobrietà». Nella sua omelia ricorda come Forlani abbia contribuito alla rinascita di un'Italia distrutta dopo la Seconda Guerra Mondiale e, molto tempo dopo, di averlo conosciuto proprio quando si abbatté anche su di lui Tangentopoli: «non si è mai sottratto all'azione della magistratura rispettandone l'azione, interpretando tutto come un effetto amaro del clima di quegli anni».

Ecco che di nuovo la vita dell'uomo coincide con la parabola storica della sua Dc. Monsignor Paglia dice che «nella sua solida formazione cristiana, Arnaldo ha trovato motivi ispiratori del suo impegno politico, lui lo riassumeva con dovere e passione» e, quando in un'aula di tribunale visse fino in fondo l'incubo di Mani pulite, interrogato da Antonio Di Pietro, «tutto ciò non lo intaccò, anzi ne rafforzò lo spirito». Non sappiamo se è vero, ma certo in quel momento lui rappresentò per la gente, con il suo smarrimento di fronte al pm che l' incalzava, la fine della Dc.

Gianfranco Rotondi, deputato e storico esponente del partito, dice di lui che «è stato anzitutto la politica, oltre che la Democrazia Cristiana. Ha rappresentato l'autorevolezza e la mitezza della politica. La sua era una linea atlantista, da testimone coerente e costante, senza scatti muscolari».

Fu, dice monsignor Paglia, «un uomo di pace», non solo da ministro degli Esteri, «primo governante europeo a visitare la Cina, ma in tutta la lunga attività politica, attentissimo alla cooperazione e all'europeismo».

Tutti temi oggi più che mai attuali, questioni irrisolte e, aggiunge l'alto

prelato, «il Paese ha bisogno di visioni che uniscono». Forlani, «servitore dello Stato», adesso «troverà quelle risposte che riguardano il senso ultimo dell'esistenza umana e che la politica da sola non è in grado di dare».

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