È una trama shakespeariana quella che travolge nel paradosso la presidenza Obama, lo sfondo è la tragedia siriana, il proscenio la commedia degli errori. Kerry sotto le luci dei riflettori, dopo la risoluzione antisraeliana sostenuta da Obama, fa il suo discorsone sugli insediamenti, convince i palestinesi di aver già vinto la partita, che importa trattare? Questo è stato il ruolo degli Usa di Obama, mentre stragi immense graffiano di rosso il Medio Oriente. Intanto a Mosca la Russia porta a compimento un gran colpo politico: incontra la sua storica nemica, la Turchia, leader dei paesi sunniti, capo della Fratellanza Mussulmana, e si porta dietro l'Iran col suo favoloso record di violazione dei diritti umani, terrorista e belligerante, capo di tutti gli sciiti del mondo.
Putin, Erdogan e Khamenei hanno firmato una tregua che è cominciata a mezzanotte: non si sa se funzionerà dato che l'Isis e Jabat al Nusra non hanno firmato, ma altre formazioni molto estreme, spinte dalla Turchia e dalla paura, sembrano starci. Si vedrà, ma intanto tre grosse potenze si sono messe d'accordo per piantarla con «quelle inutili chiacchiere intorno al tavolo», ignorando i colloqui dell'Onu a Ginevra e mettendo da parte gli americani. Erdogan, che dopo un lungo periodo di collaborazione intensiva con Assad, ha invece sostenuto i ribelli compreso un ponte di passaggio per i foreign fighter dell'Isis, adesso si limita a dire che prima o poi Assad, il grande assassino, dovrà essere messo in discussione. Putin sostiene Assad, gli serve per affermare la sua presenza in Medio Oriente. A suo sostegno gli iraniani spediscono là, con Hezbollah, una selva di feroci uomini armati agli ordini della Guardia Rivoluzionaria.
Obama usa i droni e mette ogni tanto a segno un buon colpo all'Isis, guarda da lontano i mostruosi bombardamenti di Aleppo, non riesce nemmeno a promuovere una decente impresa umanitaria. Sa che l'Iran mette in fuga i sunniti terrorizzati che diventano profughi o terroristi, e dall'abbandono della «linea rossa» anti armi di distruzione di massa, ha fatto un salto indietro lasciando lo spazio a Putin.
E tuttavia Obama e Kerry si figurano un grande ruolo, non quello di cercare di fermare i 450mila morti, ma i terribili, pericolosissimi insediamenti israeliani. Lo sgombero dei 21 insediamenti da Gaza di fatto consegnò a Hamas territorio per l'allargarsi dell'islamismo terrorista. Un paradosso? E che dire del ruolo di Obama, fra i presidenti più guerrafondai della storia Usa?
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