L'uomo che colonizzerà la Luna avrà qualcosa in comune con il primo uomo sulla Terra, perché vivrà in una grotta. È così che il tempo si attorciglia attorno all'ultima, «sensazionale», scoperta della Purdue University. I ricercatori di West Lafayette (Stato dell'Indiana) hanno utilizzato i dati inviati dalla sonda giapponese Selene, incrociandoli con quelli della American Grail, per trovare l'ingresso di un'enorme caverna sotto la superficie del satellite. I dettagli sono impressionanti. E sembrano rubati ad un romanzo di Ray Bradbury. Proprio sulla faccia che guarda il nostro pianeta, nelle «Marius Hills» dell'Oceanus Procellarum, esiste una ragnatela di cupole che nascondono cavità nel sottosuolo lunare. Adesso è stato provato che da uno di questi «buchi» si può accedere a una maxi grotta lunga 50 chilometri e alta almeno 1.000 metri.
Gli scienziati spiegano che s'è formata miliardi di anni fa, grazie all'attività dei vulcani la cui lava ha scavato cunicoli e spazi vuoti enormi. Un mondo sommerso reso possibile dalla bassa gravità, niente di paragonabile quindi a quanto accade sulla Terra. Le immense «tane» lunari, insomma, sarebbero stabili e sicure. Il passaggio logico è immediato: secondo lo studio della Purdue University è un fattore decisivo per progettare «insediamenti umani» sulla Luna. Grotte così alte e profonde garantirebbero un rifugio naturale per gli uomini, proteggendoli dalle radiazioni solari e dai meteoriti dal momento che lassù non c'è né atmosfera né campo magnetico a fare da scudo a tali condizioni estreme. Chissà se Neil Armstrong e Buzz Aldrin, quella notte del 20 luglio 1969, abbiano potuto immaginare uno sviluppo di questo tipo per la loro conquista. Quasi cinquant'anni dopo vogliamo ancora regalarci la Luna, ma il sogno deve fare i conti con i costi stellari - è il caso di dirlo - e le difficoltà oggettive dell'impresa. Forse il mito dell'«allunaggio» ha perso il fascino nell'immaginario collettivo, fatto sta che le potenze del pianeta sono più impegnate a pestarsi i piedi con le minacce della «terza guerra termonucleare globale» che a puntare al cielo per rincorrere quelle impronte lasciate sulla sabbia lunare, rimaste lontane 384.400 chilometri.
L'uomo del terzo millennio dunque non costruirà grattacieli su Marte, ma sarà costretto a vivere in una sconfinata Bat-caverna, con il paradosso di stare nello spazio ma senza uscire a «riveder le stelle». Fiero del progresso che l'ha portato fin lassù però imprigionato in una gabbia di roccia, su cui magari cercherà di riprodurre su giganteschi schermi in alta definizione (led wall, cioè muro) la realtà che si trova all'esterno. Sembra di leggere il mito della caverna di Platone, riadattato all'era digitale.
Anche le date sono simboli: oggi è il 21 ottobre. In questo giorno Michael J. Fox-Marty McFly (che, guarda un po', sta per «volare»...) sbarca nel 2015 profetizzato in Ritorno al Futuro - Parte II. Nel film cult di Robert Zemeckis avremmo già dovuto guidare auto volanti, tuttavia internet non c'era e si comunicava ancora col fax.
Dalla finzione alla realtà, nel vero 2017 vogliamo sempre la luna e pur di ottenerla saremmo pronti a
sotterrarci in una grotta a mille metri di profondità. E ora gli scienziati statunitensi ci raccontano che dovremmo immaginarci nel futuro come i nostri antenati di Neanderthal, solo che brandiremo un tablet al posto della clava.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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