Toninelli non ricorda, il Pd non se ne accorge. Le udienze catanesi sul caso Gregoretti e la «smemoratezza» dell'ex ministro dei Trasporti sulla condivisione da parte dell'intero governo gialloverde della linea dura di Matteo Salvini sugli sbarchi dei migranti passano sotto l'assordante silenzio della componente dem dell'esecutivo Conte bis.
Evidentemente Zingaretti e compagni sono rimasti senza parole dovendo commentare le amnesie di un importante esponente pentastellato che sostanzialmente conferma come quella odiata linea, come pure i decreti Sicurezza, fossero condivisi dai loro attuali alleati. Così, nel dubbio, dalle parti di via del Nazareno le bocche sono rimaste cucite. Le stoccate all'ex titolare del Mit sono arrivate solo dalla gamba più smarcata della maggioranza di governo, Italia viva. Con Laura Garavini, vicepresidente vicario del partito di Renzi al Senato, che ha definito «gravi e imbarazzanti i non ricordo di Toninelli». Per la senatrice renziana «si trattava di decidere sulla vita di centinaia di profughi: donne, bambini, giovani vite in pericolo, in mare», e le riesce difficile credere che «l'ex ministro alle Infrastrutture non ricordi che posizione avesse assunto rispetto al salvataggio di vite umane». Caustico anche Marco Di Maio, deputato di Iv, che trova i «non ricordo» di Toninelli la «meno credibile» tra «tutte le motivazioni che si possono dare in un tribunale, per uno che ha fatto il ministro per oltre un anno». E se l'ex titolare del Mit ieri provava ad attribuire a Salvini il tentativo di scaricare il barile su di lui, il Di Maio renziano la pensa diversamente: «Toninelli sa che a firmare quel decreto ci fu anche lui. Se ne assuma la responsabilità», taglia corto l'esponente di Italia viva.
Polemiche, dall'opposizione, anche dal dirigente di +Europa Carmelo Palma, che va dritto al punto: «Le amnesie di Toninelli sono la prova del trasformismo politico del M5s, che dopo avere lanciato la caccia ai taxi del mare, come definiva Di Maio le navi delle Ong, ha condiviso per oltre un anno una politica incostituzionale di limitazione del diritto al soccorso, culminata con l'approvazione dei cosiddetti decreti Sicurezza».
Insomma, attacca Palma, anche se le rogne al momento sono tutte per il leader leghista e «non sappiamo come il gup valuterà queste circostanze dal punto di vista giudiziario, in ordine alle responsabilità di Salvini e degli altri protagonisti della vicenda», una cosa è certa. Ossia che «la scelta di bloccare la cosiddetta invasione dei richiedenti asilo salvati in mare e a difendere il ricatto o se li prende l'Europa, o stanno fuori dai nostri porti era di tutta la maggioranza, a partire dal presidente Conte e dal vicepresidente Di Maio».
E dunque al di là del fronte giudiziario «dal punto di vista politico le responsabilità tra Salvini, Toninelli e Conte sono comuni e ugualmente gravissime». Palma se ne ricorda. Il Pd no. Contagiato chissà - dalle amnesie dell'alleato Toninelli.
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