Gas, l'Europa prepara il taglio dei consumi. Battaglia sul price cap

La proposta: obbligo di usare meno l'elettricità per 3-4 ore al giorno. Dl Aiuti-ter ancora al palo

Gas, l'Europa prepara il taglio dei consumi. Battaglia sul price cap

Mentre le notizie che arrivano dal fronte ucraino spingono al ribasso il prezzo del gas sotto i 200 euro al megawattora, andiamo incontro a settimane decisive per fronteggiare la crisi energetica. Domani si riunisce a Strasburgo il collegio dei commissari europei per mettere a punto le proposte da presentare ai governi e per giovedì è atteso il discorso sullo stato dell'Unione del presidente Ursula von der Leyen in cui verrà affrontato il nodo energia. Tra le proposte della Commissione europea c'è l'introduzione di un obiettivo obbligatorio di riduzione dei consumi di elettricità di 3 o 4 ore al giorno lasciando ai singoli Stati «margini di discrezionalità» sulle scelte degli orari. Si ragiona anche di incentivare i contratti di acquisto a lungo termine e l'introduzione di un contributo di solidarietà degli stati membri per l'industria fossile.

A tenere banco è la discussione sul tetto al prezzo del gas su cui il governo italiano si sta spendendo da mesi ma che si scontra ancora con le resistenze di alcuni Paesi, in primis Germania, Olanda e Norvegia.

Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani è convinto che il percorso per il price cap europeo sia tracciato perché «i 27 Paesi hanno chiesto alla Commissione di elaborare entro settembre un piano che includa anche il price cap». Oltre al risparmio energetico, per il ministro occorrono soluzioni strutturali a cominciare dallo sblocco di nuovi impianti: «C'è una quantità enorme di potenza energetica di impianti nuovi ferma perché ci sono le sovraintendenze che bloccano l'autorizzazione per una questione paesaggistica». Da qui la necessità di una maggiore rapidità sia nelle autorizzazioni sia negli allacci degli impianti: «Io capisco l'importanza del paesaggio, trovo stucchevole dire che il paesaggio va in Costituzione, siamo in emergenza. Bisogna capire quale è la priorità». Parole che hanno suscitato polemiche da parte del Movimento Cinque Stelle e dei Verdi.

Intanto il governo prepara il Decreto Aiuti e prevede di stanziare una cifra sui 13 miliardi per fronteggiare gli aumenti delle bollette. Tra le misure sul tavolo c'è la proroga dei crediti d'imposta per le aziende energivore (che potrebbe passare dal 25 al 40%) e l'ipotesi di alzare il tetto Isee per l'accesso al bonus sociale dagli attuali 12mila euro a 15mila euro, oltre alla possibilità di tornare alla rateizzazione dei pagamenti delle bollette per le famiglie.

L'esecutivo è inoltre al lavoro su un provvedimento per offrire una quantità di gas a un prezzo controllato alle imprese in difficoltà, una misura che avrebbe un costo per le aziende energetiche che verrebbero compensate da autorizzazioni per incrementare le trivellazioni.

Secondo Cingolani, occorre «consentire l'estrazione di una quantità piccola ma significativa di gas, quattro o cinque miliardi di metri cubi sui giacimenti esistenti senza contare l'alto Adriatico, che è critico per tanti motivi, per aumentare l'autonomia italiana e acconsentire agli operatori di compensare questo sforzo che farebbero per dare alle nostre aziende gas a prezzo scontato».

Sebbene gli stoccaggi ad oggi siano riempiti tra l'84 e l'85% (l'obiettivo entro ottobre è il 90%), il Ministro esprime le proprie perplessità su un'offerta energetica basata solo sulle rinnovabili aprendo al nucleare: «Con le rinnovabili non riusciremo a mandare avanti la seconda manifattura in Europa per sempre, l'unica alternativa con l'uscita dal carbone e dal gas è il nucleare».

Lo stesso nucleare bloccato da «un muro ideologico» che ha impedito negli anni passati di compiere gli investimenti necessari per evitare di trovarci in una situazione di crisi e che ancora oggi rallenta la costruzione di impianti sempre più necessari.

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