I giornali di sinistra, che accompagnano la battaglia di Elly Schlein, sono in estasi per le prime mosse. Dopo la decisione della segretaria di commissariare il partito in Campania, ecco che Repubblica, Domani e Stampa sono colti da un improvviso «orgasmo» giornalistico. I titoli sono roboanti. Da svolta epocale. Repubblica titola: «Schlein mette fine al regno di De Luca in Campania. Arrivano due commissari». E poi ancora più tosto è il titolo di un secondo pezzo: «Schlein commissaria la Campania di De Luca, stop al partito delle tessere». Il Domani, giornale di Carlo de Benedetti che ha appena mosso un attacco al premier Giorgia Meloni, è felice come una Pasqua e titola: «La battaglia di Schlein contro i cacicchi inizia dalla Campania». Ad accompagnare l'apertura del quotidiano c'è l'editoriale del direttore: «Con questo Pd adesso abbiamo una vera opposizione». La Stampa va a ruota e non si sottrae al festival dell'elogio collettivo per Schlein: «Mai più signori delle tessere in Campania». Leggendo le paginate, che la stampa di sinistra dedica alla decisione della leader del Pd di nominare un commissario alla federazione regionale del Pd in Campania, si può avere l'idea del cambio storico. Eppure sarebbe bastata una semplice verifica, da buon giornalista, per rendersi conto della clamorosa bufala. Due giorni fa, il segretario del Pd ha disposto il commissariamento del partito in Campania nominandone alla guida Antonio Misiani, l'ex viceministro e fedelissimo della segretaria. C'è da ipotizzare che prima di Misiani al timone del partito ci sia stato un deluchiano duro e puro. Lo stesso Misiani al Mattino commenta: «È giunta l'ora di voltare pagina in Campania». La domanda che avrebbero dovuto porsi tutti era semplice. Quanto scontata. Chi c'è stato alla guida del Pd in Campania prima dell'arrivo di Misiani? Un fedelissimo del governatore colpevole dello scandalo delle tessere, di tutti i mali del Pd in Campania? No. Alla testa dei dem c'è stato Francesco Boccia, il braccio destro della Schlein. Si, proprio lui: il senatore pugliese e coordinatore della mozione Schlein al congresso, premiato, dopo i disastri in Campania, con la nomina a capogruppo del Senato. Schlein ha fatto piazza pulita in Campania. Ma non si è accorta che a guidare il partito dei cacicchi ci fosse il suo braccio destro Boccia? Bastava chiedere in giro. C'era Boccia al timone dei democratici in Campania quando è esploso lo scandalo delle tessere gonfiate a Caserta e Salerno. C'era sempre Boccia in Campania quando si sono dimessi in massa dalla commissione provinciale di Napoli per il congresso. C'era ancora Boccia in Campania quando Letta ha fatto le liste per le politiche, blindando i fedelissimi dello sceriffo (il figlio Piero e il parlamentare Stefano Graziano) facendo fuori tutti gli amministratori.
C'era sempre e solo Boccia. Ma solo Schlein non se n'è mai accorta. Tanto da voler far piazza pulita. Oppure il sospetto è un altro: Boccia ha lavorato così bene alla guida del partito in Campania da meritarsi la promozione a capogruppo.
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