La gente piange e si inginocchia: "Spettacolo che stringe il cuore"

Migliaia di parigini commossi accorsi all'Île de la Cité E qualcuno ai affretta a mettere in salvo le opere d'arte

La gente piange e si inginocchia: "Spettacolo che stringe il cuore"

Le lacrime purtroppo non spengono le fiamme. Altrimenti l'incendio che ieri ha devastato la cattedrale di Notre-Dame al centro di Parigi non sarebbe durato a lungo grazie a tutte quelle versate dai parigini e dai turisti che in un mite tramonto parigino di inizio primavera hanno visto un simbolo immutabile della pariginità, della francesità, della cristianità e dell'umanità diventare un bosco in fiamme in un giorno qualsiasi, senza nemmeno l'orribile grandiosità di un atto terroristico.

A decine, poi a centinaia, poi a migliaia si trovano ai margini dell'île de la Cité a osservare senza parole quel disastro, quella torcia accesa nel cuore dell'Europa, alcuni perché passano di là, altri perché cacciati dalla metro evacuata e dalle strade vicine sgomberate, altri perché vivino nell'isoletta parigina e per questa notte dormiranno altrove e non sapendo che fare restano là a bocca aperta con una busta di panni e spazzolini da denti in mano, altri ancora dopo aver spento il televisore preferendo la testimonianza allo schermo. È un giorno che tutti ricorderanno per la vita, quello in cui la vecchia signora che rappresenta l'anima della città è stata distrutta. Bisogna esserci anche se a nulla serve. Ma tutto, poi, serve. Molti di loro a un certo punto si inginocchiano e pregano, come se fossero dentro quella chiesa martire.

A definire il perimetro di questo guardonismo del dolore, il cordone allestito in fretta e furia dalle forze dell'ordine, molto largo rispetto all'area della cattedrale perché è meglio non rischiare nulla. «Fa male al cuore - dice Barnabé Louche, che guarda il terribile spettacolo da un ponte vicino alla cattedrale - prende allo stomaco. Si ha quasi l'impressione di trovarsi di fronte alle torri del World Trade Center». Poi twitta: «La gente piange attorno a me».

Il senatore Wilfrid Pailhes guarda l'incendio dalla finestra del suo ufficio, dove è ancora al lavoro. Poi esce e si ritrova parigino tra mille parigini a condividere il silenzio e il fumo. «Della cenere vola per l'aria - racconta come fosse un cronista -. È una tristezza assoluta vedere questo monumento della storia francese e mondiale bruciare».

La gente fa quello che può. Ogni cosa può servire. Alcuni nei primi momenti portano via le opere d'arte dell'interno della cattedrale per metterle in salvo, poi le consegnano ai vigili del fuoco e agli agenti. Davanti all'Hôtel de Ville, il municipio di Parigi, dall'altra parte della Senna, sulla Rive Droite, la folla si arrampica ovunque. Alcuni hanno le mani in faccia come chi vede qualcosa che non avrebbe mai pensato di vedere.

Sono stranamente pochi quelli che impugnano il telefono per riprendere lo spettacolo, è come se quasi nessuno abbia il sangue freddo necessario a trasformarsi da vittima a documentarista, è come se tutti fossero i parenti del morto, quelli al primo banco di una funerale, quelli con il dolore più grande a squagliargli il cuore in petto.

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