Il ghiacciaio del Cervino si ritira ancora. E il rifugio dall'Italia passa alla Svizzera

Al "Guide", a 3.480 metri, il confine si sposta con l'assottigliarsi dello strato nevoso. Il gestore: "Tranquilli, il caffè resta italiano"

Il ghiacciaio del Cervino si ritira ancora. E il rifugio dall'Italia passa alla Svizzera
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Giurano che il ricevitore di cassa è sempre rimasto e sempre rimarrà in Italia. Al rifugio Guide del Cervino, quota 3.480, sul ghiacciaio che separa la conca del Breuil da Zermatt, la battuta gira da tempo, almeno da quando il ghiacciaio ha cominciato ad assottigliarsi con più evidenza. «Tranquilli, il caffè espresso quassù resta italiano. Nel gusto e nel prezzo», ripetevano fino a qualche tempo fa i gestori. Ragioni di stile e di fisco.

In questa estate di ghiacci bollenti e tragici, però, la questione dei confini è tornata in prima pagina e suoi quotidiani di tutto il mondo sta girando la foto di questa capanna in legno robusto che, dal 1984, fa da vedetta su un confine che fra roccia e ghiaccio si sta dimostrando molto fluido. Tecnicamente, per via del ritiro del fronte del ghiacciaio del Teodulo, storico spartiacque che in 50 anni è arretrato di un quarto della sua estensione, oggi i due terzi del rifugio la zona pranzo e buona parte delle camerate sono scivolati in Svizzera «padrona» delle fondamenta rocciose su cui è ancorata la capanna. Che fare in un mondo senza confini? Soprattutto quassù, in un comprensorio che sta costruendo è attesa per il 2023 l'avveniristica funivia transfrontaliera che permetterà di andare da Cervinia a Zermatt senza mostrare il passaporto. Di più: il prossimo novembre - al meteo piacendo questi ghiacci fra Piccolo Cervino, testa Grigia e cime Bianche ospiteranno la prime quattro gare «transfrontaliere» di coppa del Mondo di sci alpino. Un evento con partenza in Svizzera e traguardo in Italia. A confronto, la questione del rifugio sembra poca cosa: potrebbe risolversi con una sincera stretta di mano fra gente di montagna, cresciuta guardando con spirito comune i due versanti della Grande Becca che alcuni chiamano Cervino, altri Matterhorn. Invece, ai piedi del «più nobile scoglio d'Europa», si deve attendere una risoluzione tutta politica: un accordo sulla sovranità della zona è stato siglato a Firenze nel 2021, ma il suo contenuto sarà ratificato dalla Confederazione Elvetica non prima del 2023.

Già in passato c'erano stati adeguamenti di confine seguendo la linea del ghiacciaio, ma questa volta spiegano gli uffici elvetici c'è di mezzo un edificio. Per questa estate, intanto, la questione pare congelata, o meglio sospesa, dato il clima torrido che ha costretto non solo le guide alpine a sconsigliare le scalate e a non accompagnare più clienti sulle due creste principali del Cervino, ma anche lo sci estivo a chiudere. Tutti a casa da venerdì, fino a nuovo ordine. Troppo caldo a Plateau Rosà, che si accoda così alla sorte dello Stelvio e di molti altri ghiacciai.

Nei prossimi giorni lassù transiteranno, al massimo, solo alpinisti, si spera preparati, diretti alle cime del gruppo del Rosa, magari al Breithorn, il più facile e ambito 4mila di questo versante. Non ha pace, invece, la Marmolada dove un gruppo di francesi, dopo aver scalato una delle vie della parete Nord veneta, ha iniziato la discesa sul lato trentino per intercettare la stazione intermedia dell'impianto di malga Ciapela, rimasto aperto al pubblico per tintarella, panorama e appunto come via di discesa di alcune vie di roccia. Il gruppo si è trovato subito in difficoltà, avendo equipaggiamento da roccia e non i ramponi da ghiaccio, proprio sulle falde di montagna ricoperte da un velo di ghiaccio inerte e senza neve, in un punto che sovrasta la zona del disastro di inizio luglio.

I francesi sono stati soccorsi: il loro caso, però, riapre il tema dell'impossibilità di «chiudere la montagna» sperando di renderla sicura con leggi e divieti. In mancanza di buon senso e condizioni, anche un caffè sul confine può diventare un problema.

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