Il Pil 2024 potrebbe costituire una piacevole sorpresa. «Le stime iniziali di crescita dell'Istat sono state successivamente riviste al rialzo in misura inedita», ha sottolineato il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ieri in audizione sulla manovra di fronte alle commissioni Bilancio congiunte. «Anche alla luce del notevole incremento dell'occupazione sin qui registrato, non sarei stupito da eventuali revisioni al rialzo», ha aggiunto riferendosi alle previsioni dell'istituto di statistica che continua a vedere un 2024 a +0,8% (+1% per il governo). Secondo il Tesoro, infatti, nell'ultimo trimestre «il Pil dovrebbe tornare in espansione», grazie al recupero della domanda estera e alla ripresa dei consumi.
La credibilità del governo e la prudenza nella gestione delle finanze pubbliche, ha ricordato Giorgetti, «hanno contribuito sia alla recente revisione al rialzo degli outlook per il nostro Paese da parte di due agenzie di rating, sia al dimezzamento dello spread rispetto ai livelli di due anni fa». Da questo punto di vista, pertanto, non si intende effettuare troppe concessioni alla spesa pubblica e il sottinteso del discorso è che l'obiettivo è far sì che la manovra non sia alterata dal passaggio parlamentare. Non a caso uno dei riferimenti è il settore Difesa. Gli investimenti raggiungeranno «un valore complessivo di 35 miliardi nel periodo 2025-2039», ma «nonostante gli ingenti stanziamenti assegnati, l'obiettivo del 2% del Pil richiesto dalla Nato - ha aggiunto - risulta molto ambizioso e non del tutto compatibile sotto il profilo in particolare delle coperture con il quadro vigente della governance europea». Rutte e soci dovranno accontentarsi dell'1,57% nel 2025.
Date queste premesse è chiaro che il ministro, replicando alle domande dei parlamentari, non ha lasciato molte porte aperte a interventi sull'articolato. A partire dai fondi per l'automotive. «Noi non tagliamo i fondi alle imprese che vogliono riconvertire, tagliamo i fondi per le rottamazioni e incentivi all'acquisto di auto elettriche prodotte in Cina o altri Paesi», ha detto. «Questi 700 milioni non li ritroverete più dal 2025 in avanti», ha detto ribadendo che le risorse per gli accordi di sviluppo «ci sono». Si tratta di «700 milioni di residui che possono essere utilizzati da domani mattina». Idem per la tassazione delle plusvalenze sulle criptovalute che salirà dal 26 al 42%. Il ministro è «disponibile a valutare forme di tassazione diverse», ma «quella che va tassata di più è la speculazione». E se su una norma che produce un gettito di 16 milioni l'atteggiamento è questo, figurarsi sugli incentivi per l'edilizia. «Abbiamo distinto tra prima e seconda casa, è un principio irrinunciabile», ha precisato rimarcando che eventuali modifiche dovranno confermare l'impostazione iniziale. Unica concessione lo sblocco del turnover in settori chiave come la sicurezza.
Su un punto, però, Giorgetti si è sbilanciato. Non gli sono andate giù le critiche preconcette di Cgil e Uil che già minacciano lo sciopero. «Il governo ha messo risorse alle famiglie di reddito medio-basso, ma sorprende che questo sia contestato proprio dai sindacati», ha detto. L'intenzione di non chiudersi alle parti sociali è stata confermata proprio dalla premier Meloni. «Ci confronteremo e non sempre la penseremo allo stesso modo, ma so che su un punto non ci divideremo: fare quel che è meglio per l'Italia», ha detto nel messaggio inviato a Confindustria, un segnale distensivo dopo le incomprensioni dei giorni scorsi.
Intanto,
al ministero dell'Economia si è riunita, sotto la guida del sottosegretario Lucia Albano, la Cabina di regia per la valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico. Un asset che può già fruttare 60 miliardi di incassi.
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