La democrazia a modo mio. A modo de L'Espresso e famiglia: o la pensi come loro, oppure meriti solo di essere menato. Il 23 gennaio scorso, mentre le (piccole) piazze italiane erano "invase" dai manifestanti favorevoli al ddl Cirinnà e alla famiglia omosessuale, Beatrice Dondi, giornalista dell'Espresso e blogger dell'Huffington Post, con un passato a Repubblica, ha lanciato in rete un tweet di profondo spirito democratico (si fa per dire). "A me i miei genitori tradizionali hanno insegnato il rispetto e la tolleranza. Tranne che con fascisti. Che vanno menati. #svegliatitalia".
"Mi dispiace non volevo provocare o istigare alla violenza. Una battuta mal riuscita. Cancello tweet e mi scuso. @gasparripdl @VicinanzaL", scrive in serata la Dondi dopo essere finita nella bufera. Ma poco cambia. "Svegliati Italia" era ed è il motto dei favorevoli alle unioni omo. "Svegliati Italia", tira fuori il manganello e vai a menare i fascisti. Il tweet della Dondi è l'esempio lampante del concetto di tolleranza tramandato in generazioni di famiglie dalla sinistra radical chic. Rimane ancora da capire a chi si riferisse la bionda giornalista. Se ad inesistenti balilla da "libro e moschetto, fascista perfetto", oppure a tutti coloro i quali credono che il ddl Cirinnà sia un obbrobrio legislativo e un errore politico. A chi crede nel diritto dei bambini ad avere un padre ed una madre, a non essere comprato attraverso la pratica dell'utero in affitto. A chi rivendica il diritto di manifestare al circo Massimo senza essere etichettati come omofobi e fascisti. I lettori mi scusino per l'eccessiva ripetizione del termine "diritto". Solo che, come dice Beatrice Dondi, la libertà a sinistra non è un principio universale. È solo radical chic. Se la pensi secondo un preciso canone, sei democratico. Altrimenti prima ti etichettano come fascista e poi ti menano. Sperando anche in una medaglia al valore.
Perché in fondo il principio valido è
sempre (ancora) quello: uccidere un fascista non è reato. E il bello è che la definizione di fascista la decide sempre l'accusatore. Così possono selezionare a chi rilasciare la "patente democratica" e chi lasciare senza.A me i miei genitori tradizionali hanno insegnato il rispetto e la tolleranza. Tranne che con fascisti. Che vanno menati. #svegliatitalia
— beatrice dondi (@dondibea) 23 Gennaio 2016
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