«Beh, succede. Sei in onda, ti lasci trasportare e non riesci a fermarti. Mi scuso con tutti coloro che sono rimasti stupiti da ciò che ho detto». Anton Krasovsky è un conduttore della televisione satellitare russa RT (già Russia Today), nota come subdolo strumento di propaganda del Cremlino e per questo da tempo bandita dalle frequenze in Europa, Italia compresa. Per essere sospeso per indegnità da una televisione dedita alla più becera propaganda in favore della guerra d'aggressione russa all'Ucraina, e indotto a porgere pubbliche scuse, devi averla fatta davvero grossa. E Krasovsky aveva passato i limiti perfino per la sua direttrice Margarita Simonyan, che di quella linea non si è mai vergognata, inducendola a sospenderlo con parole severe di riprovazione. Più per i danni che simili bestialità apportano alla causa russa che per effettivo disgusto nei loro confronti, immaginiamo, visto che RT nega sistematicamente i crimini di guerra commessi dall'esercito di Mosca contro i civili ucraini e documentati da immagini visibili in tutto il mondo.
Ecco in sintesi cosa Krasovsky ha detto giovedì scorso su RT. Un suo ospite, lo scrittore Sergei Lukianenko, aveva raccontato di suoi incontri negli anni Ottanta, ancora in epoca sovietica, con ragazzini ucraini che definivano i russi occupanti. Il conduttore ha reagito suggerendo che quei bambini venissero «gettati dritti dentro un fiume con una forte corrente, oppure bruciati dentro le loro capanne». Aggiungendo per buona misura che l'Ucraina «non dovrebbe esistere» (peraltro ricalcando esattamente il pensiero di Vladimir Putin), giustificando gli stupri commessi da soldati russi su donne ucraine e sostenendo che gli ucraini che resistono alla Russia dovrebbero essere fucilati.
Le reazioni non si sono fatte attendere. In seguito a un ricorso di un utente online anche l'account Twitter di RT è stato sospeso in decine di Paesi europei, Italia compresa. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha chiesto il bando di RT in tutti i Paesi che non lo hanno ancora fatto, promettendo di mandare Krasovsky a processo per «esortazione al genocidio». Intanto una sconcertata Simonyan definiva «disgustosi» i commenti del suo anchorman e annunciava «la momentanea sospensione della sua collaborazione». «Forse ha scritto su Telegram la direttrice di RT Anton vorrà spiegare quale temporanea follia lo abbia spinto a tali affermazioni». La spiegazione l'abbiamo già vista: un richiamo, postato su VKontakte solo ieri mattina, a una momentanea perdita di ragione, ma a ben vedere nessuna autocritica sui pazzeschi contenuti dei commenti andati in onda giovedì scorso: Krasovsky infatti si scusa «con chi si sia sentito scioccato», «con Margarita e con tutti coloro che hanno giudicato (i miei commenti) selvaggi, inconcepibili o inaccettabili». Che lui stesso li giudichi tali, da queste parole non emerge e comunque, a suo dire, «succede».
Il passaggio in cui Krasovsky esprime i suoi sentimenti verso i bambini e le donne ucraine è stato cancellato dagli account di RT sui social.
Stessa fine ha fatto un commento della portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, in cui si poteva leggere che Krasovsky, da lei definito «un commentatore dal fantastico talento di informazioni oggettive e veritiere» era fatto oggetto di «un attacco mediatico mirato». Poi, perfino al Cremlino hanno capito che stavano dandosi la zappa sui piedi, ma non è più tempo di sbianchettamenti e la traccia è rimasta.
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