«Ma quindi dovrò parlare?». Solo qualche giorno fa, innocentemente, c'è stato chi ha ricordato ad Arianna Meloni che domani è in agenda l'assemblea nazionale di Fratelli d'Italia, la prima da quando Fdi ha vinto le elezioni e fatto il suo ingresso a Palazzo Chigi e pure la prima da quando la sorella di Giorgia Meloni è diventata responsabile della segreteria politica e delle adesioni del partito. Un ruolo che di fatto ricopriva da tempo, ma che da alcune settimane gli è stato riconosciuto formalmente.
L'appuntamento è per le 9.30 a Roma, in via Alibert, pochi passi da piazza di Spagna. Primo punto all'ordine del giorno, la relazione della premier nella sua veste di presidente di Fdi. E a seguire «prospettive, iniziative, eventi e impegni per la prossima stagione politica», i «congressi» locali, gli «adempimenti regolamentari e formali» e, infine, «varie ed eventuali». Così recita la mail inviata il primo settembre ai circa 400 delegati (più i parlamentari) attesi domani e firmata da Ignazio La Russa in qualità di presidente dell'Assemblea nazionale di Fdi, carica che ha mantenuto anche dopo essere stato eletto presidente del Senato.
Parla Giorgia, insomma.
Ma, forse, anche Arianna. Che in verità sembra intenzionata a muoversi come ha sempre fatto in passato, rimanendo quindi dietro le quinte. Sempre presente e sempre silenziosa. Anche se è evidente che la formalizzazione del suo ruolo all'interno del partito le imporrà in futuro un passo diverso sul fronte della comunicazione.
La relazione della premier punterà soprattutto sul passaggio di Fdi da partito di opposizione a partito di governo e sui prossimi appuntamenti elettorali: la tornata amministrativa e le elezioni Europee di giugno, passaggio determinante per verificare salute ed equilibri della maggioranza. Anche se, è la convinzione di molti in Fdi, più che un intervento programmatico destinato all'esterno sarà un «discorso da spogliatoio» rivolto al partito.
In chiave interna, invece, il passaggio più delicato è certamente quello sul via libera ai congressi comunali e provinciali, una decisione che da molti è stata letta come un segnale distensivo verso i gabbiani di Fabio Rampelli. Dopo la nomina di Arianna Meloni, infatti, diversi dirigenti vicini al vicepresidente della Camera la senatrice Lavinia Mennuni e il deputato Maurizio Milani avevano chiesto di convocare un congresso nazionale, ricevendo un secco «no» da Giovanni Donzelli, responsabile dell'organizzazione di via della Scrofa («oggi in Fdi non c'è una leadership alternativa a Giorgia», aveva detto a Scilla a margine della tre giorni organizzata da Ecr in Calabria).
Si faranno, però, quelli locali. Una data ancora non c'è, ma spiega un big di Fdi, il tutto si concluderà «entro Natale» o «al massimo nei primi giorni di gennaio». Sul tavolo restano però diverse questioni, a partire dalle regole d'ingaggio. Parteciperanno gli iscritti fino al giorno dell'assemblea nazionale o si terrà aperto il tesseramento fino all'ultimo giorno utile? Tutte questioni su cui si deciderà domani.
La partita congressuale, dunque, sarà giocata di qui a massimo quattro mesi. Con i riflettori ovviamente puntati su Roma. Un caso emblematico, visto che lo scorso gennaio - a poche settimane dalle regionali del Lazio - Meloni aveva rimosso il coordinatore rampelliano Milani e nominato commissario Donzelli. Sarà interessante, quindi, capire se a Roma si finirà per andare alla conta, con un candidato di Rampelli a sfidarne uno della Meloni, o se alla fine ci si accorderà su un nome unitario.
E sarà proprio con la stagione dei congressi che farà davvero il suo esordio Arianna Meloni nella sua veste ufficiale di responsabile delle adesioni.
Sarà lei, infatti, che in ultima istanza dovrà risolvere qualunque vertenza si venga a creare sui tesseramenti. Da Vipiteno a Ragusa. E quando si celebrano congressi in tutti i comuni e tutte le provincie è inevitabile che ci siano contrasti e contestazioni.
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