Giovane sgozzato nel bed and breakfast Ombre sull'amante che ha dato l'allarme

I due avevano passato insieme una serata a base di alcool e droga Secondo lei, sposata, il 34enne si sarebbe ferito da solo in un raptus

Flavia Mazza Catena

San Colombano al Lambro (Milano) Una serata di eccessi in due, che gli inquirenti ipotizzano a base alcool e droga.

Una notte agitata eppoi, quando sta per sorgere il sole lui, Giuseppe Spinelli, trentaquattro anni, pugliese, separato, muore con una ferita profonda alla gola provocata, si pensa, da cocci di vetro mentre lei, una quarantunenne barese, sposata, in stato di choc spiega da una camera da letto sfasciata, che si tratterebbe di un gesto estremo di autolesionismo.

Questo il quadro di quanto si sono trovati davanti, ieri mattina, i carabinieri del comando di San Donato Milanese, con il coordinamento della Procura di Lodi. Sono le 4.30. Una voce di donna chiama concitata il 112. Risponde la centrale di Pavia del 118.

Viene localizzata sulla collina di San Colombano al Lambro, nella zona che i residenti del posto chiamano Collada. Lei stessa spiega di trovarsi in un bed&breakfast nel quale è arrivata il 5 dicembre scorso, per riunioni di lavoro nel piacentino.

Alla domanda «Motivo della chiamata?» spiega che ha davanti a sé, nel giardino fuori dalla loro stanza, un uomo a terra che sta male. Immediato l'arrivo sul posto del soccorso sanitario. E, subito dopo, anche dei militari. Ai carabinieri spiegherà che Giuseppe si sarebbe ferito da solo in un raptus per poi correre all'esterno della camera e morire lì, davanti ai suoi occhi. Poi la donna viene ricoverata, proprio per uno stato confusionale e di choc profondo, all'ospedale Maggiore di Lodi per le cure del caso. I militari la sentiranno solo quando starà meglio.

Una cosa è certa fin da subito. La ferita profonda è quella che non ha lasciato scampo a Giuseppe ma l'uomo presenta anche altre ferite. Sempre al collo. Arrivati i soccorsi, l'uomo respirava ancora.

La ferita, però, era arrivata alla tiroide e questo ha determinato l'emorragia che si è rivelata mortale. Diversamente si sarebbe potuto salvare. La procura, a quel punto, ha ingaggiato una anatomopatologa, che ha contribuito in passato a risolvere diversi efferati delitti.

Si tratta della dottoressa Yao Chen, del Dipartimento di Medicina legale di Pavia.

È lei a fare una prima analisi sul cadavere, tra le 8 e le 10 di ieri mattina, arrivando nell'«accogliente dependance in collina a 35 chilometri da Milano», così come viene definita questa tranquilla location all'interno di una villa dai siti internet che la pubblicizzano.

Il procuratore Domenico Chiaro con la sostituta Emma Vittorio lo dicono chiaramente: ogni ipotesi sui fatti rimane ancora aperta. Le indagini sono a 360 gradui e in pieno svolgimento.

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