"Giovanni è un mio amico da oltre 20 anni. Ha lavorato solo per il bene della Liguria"

L'assessore che ha visto il presidente: "Ha studiato le carte in modo quasi maniacale. Non nega, spiega"

"Giovanni è un mio amico da oltre 20 anni. Ha lavorato solo per il bene della Liguria"
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Una premessa che è una dichiarazione di lealtà: «Giovanni non è solo il presidente della Liguria, no, è molto di più, un amico da oltre vent'anni».

Da quando?

«Ci siamo conosciuti quando io ero sindaco di Ameglia e lui abitava a poche centinaia di metri dalla mia abitazione. Il 7 maggio mi sono precipitato a casa Toti per rincuorare la moglie Siria, i genitori, la sorella».

Giacomo Giampedrone è dal 2015 assessore alla protezione civile e infrastrutture della Regione Liguria. Il braccio destro del presidente e in queste vesti sabato è tornato ad Ameglia, dove Toti è richiuso ai domiciliari, con tanto di autorizzazione del giudice, per valutare insieme la situazione.

Assessore Giampedrone, come ha trovato Toti?

«Ci siamo abbracciati, poi abbiamo parlato e pranzato insieme, alla presenza dell'avvocato Stefano Savi. Toti è su di umore, è lucido, ha studiato le carte in un modo quasi maniacale. Cita frasi e concetti, ricordando anche la pagina da cui li ha pescati. Savi dice di non aver mai incontrato in tutta la sua carriera una persona con questa preparazione. E questo la dice lunga».

Che cosa dice?

«Forse è la prima volta che capita qualcosa del genere in una grande inchiesta: l'indagato non sfugge alle contestazioni, non nega, anzi ammette ma spiega e documenta che non ha commesso reati».

Sabato che cosa vi siete detti?

«Il gip mi ha autorizzato in vista del consiglio di domani in cui si discuterà la mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni. Il nostro è stato un confronto politico e amministrativo».

Ma domani il presidente non sarà in aula.

«Lui avrebbe voluto esserci. Ma l'avvocato non ha ancora chiesto la revoca della misura cautelare. È una sua strategia, immagino lo farà subito dopo le europee».

E allora?

«Allora Toti ha preparato un intervento scritto che verrà letto da Alessandro Bozzano, il capogruppo della Lista Toti Liguria. In queste pagine si sono condensati i punti decisivi che abbiamo discusso per alcune ore».

In sintesi?

«Anzitutto rispetto per la magistratura e l'inchiesta, ma anche la consapevolezza di non aver violato la legge. Poi un attacco serrato al Pd che ha gestito il potere per decenni e ora si accoda alla sinistra giustizialista e ai 5 stelle. Facile, a pochi giorni dal voto, ma controproducente per la democrazia e il bene della comunità».

D'accordo, la maggioranza ha i numeri per respingere la mozione, ma poi cosa succederà?

«Toti vuole andare avanti, in ogni caso la Liguria non può fermarsi. Il Terzo valico, la diga, le opere legate al Pnrr, Genova e la Liguria sono un cantiere e andare a nuove elezioni vorrebbe dire fermare tutto per mesi».

Ma non si va comunque incontro ad un effetto paralisi? I tecnici avranno paura anche solo a sfiorare una delibera e i politici potrebbero sempre dileguarsi.

«La settimana scorsa, col presidente assente, abbiamo deciso di spendere 57 milioni per la diga in costruzione. Era un passo necessario e l'abbiamo fatto. Toti chiede a tutti leale collaborazione, a cominciare dalle decisioni più ordinarie».

Insomma, volete sfidare la magistratura?

«No, nessuna sfida. Toti vuol solo chiarire che non ha lavorato per arricchirsi ma nell'interesse della Liguria».

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