Il Gip dice no agli arresti "ma Boeri e Zucchi risoluti nel delinquere"

Interdizione dai concorsi pubblici. Le archistar tra sollievo e rabbia

Il Gip dice no agli arresti "ma Boeri e Zucchi risoluti nel delinquere"
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Stefano Boeri, l'architetto-simbolo della Milano di Beppe Sala, non verrà arrestato, come chiedeva la Procura guidata da Marcello Viola, e come lui resteranno a piede libero l'archistar Cino Zucchi e Pier Paolo Tamborelli, professionista legato a Boeri da rapporti di amicizia e di lavoro. Ma il provvedimento con cui ieri il giudice preliminare Luigi Iannelli ieri respinge la richiesta di arresto ha nei confronti di Boeri e Zucchi parole di estrema gravità. I due professionisti per il giudice «hanno dimostrato una risoluzione criminosa particolarmente intensa, cedendo con grande facilità alla spinta a delinquere». Gli indagati, aggiunge il giudice, «hanno mostrato, nel commettere i reati, una leggerezza tale da far intendere che sia proprio questa la modalità ordinaria in cui gli stessi atteggiano la propria partecipazione alle procedure pubbliche».

La Procura aveva chiesto l'arresto di Boeri e Zucchi per i reati di turbativa d'asta e falso ideologico, per il ruolo nella commissione aggiudicatrice del progetto per la grande Biblioteca europea di cultura, fiore all'occhiello della giunta di Beppe Sala. Se fossero rimasti a piede libero, per la Procura avrebbero potuto inquinare le prove: un pericolo che per il giudice invece non sussiste, visto la stato avanzato dell'inchiesta. Ma sulla gravità delle prove il giudice non ha dubbi, e «la disinvoltura (o, se si preferisce, la spregiudicatezza) dimostrata dai tre indagati rispetto al principio di imparzialità e buon andamento della Pubblica amministrazione» rende necessaria la interdizione per un anno dagli incarichi pubblici, compresa la presenza in commissioni di gara.

La notizia della richiesta di arresto di Boeri, resa nota il 27 gennaio scorso, aveva sollevato stupori e polemiche. Come prevede la nuova legge, prima di decidere il giudice Iannelli aveva convocato i candidati all'arresto per sentire le loro ragioni. Boeri e Zucchi il 4 febbraio erano usciti dall'interrogatorio convinti di avere dimostrato la loro innocenza. Così, evidentemente, non è stato.

La gara internazionale per la scelta del progetto della Biblioteca vedeva Boeri presidente e Zucchi componente della commissione. A vincere, mettendo le mani su un affare da otto milioni, fu il progetto degli architetti Giancarlo Floridi e Angelo Lunati, colleghi di università e di incarichi di Boeri e Zucchi. Era un rapporto che questi ultimi avevano il dovere di rendere noto, e che invece tennero per sè, prima e dopo avere aggiudicato l'appalto al progetto degli amici. Nel corso dell'indagine, scaturita da due articoli del Giornale dell'estate 2023, l'esame dei computer e de i telefoni sequestrati ai due indagati e a una vasta lista di professionisti e funzionari comunali aveva rivelato che sia Boeri che Zucchi sapevano chi erano gli autori dei progetti, ufficialmente presentati in forma anonima, e hanno fatto convergere i voti della commissione sul progetto di Lunardi e Floridi, fortemente sostenuto da Zucchi, che Boeri in un primo momento aveva bocciato. A riprova della «elevata capacità a delinquere» di Boeri il giudice cita anche «la cancellazione mirata dei messaggi whatsapp per cercare di non -destare sospetti».

La reazione di Boeri è un mix di sollievo e amarezza: «Sono molto sollevato per la decisione del giudice - dice Boeri - che mi permette di proseguire il mio lavoro di

architetto e anche di portare a termine l'incarico di presidente di Triennale e di docente del Politecnico». Ma «non nascondo per la mia inquietudine per i danni irreversibili generati alla mia vita privata e professionale».

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