Il giudice fa ancora flop: sindaco riabilitato

Roma Dopo il caso di Silvio Scaglia, il fondatore di Fastweb sbattuto in galera per un anno da innocente, una nuova sconfessione per il giudice Aldo Morgigni. Le cronache si erano già occupate di lui per l'errore commesso nel 2010 considerando Scaglia parte di una delle frodi più colossali mai messe in essere - mentre è stato poi riconosciuto che ne era vittima, non complice e quando tre anni più tardi, nonostante tutto, Morgigni è stato nominato membro togato del Csm. Una carriera non propriamente danneggiata dal caso Scaglia.Ora il nome di Morgigni, che all'epoca dei fatti era non più gip ma giudice in Corte d'appello a Roma, è di nuovo associato ad una vicenda analoga, la storia di un uomo, meno famoso di Scaglia, ma comunque «vittima» di un altro errore di valutazione, come certificato dalla Cassazione. Lui è l'ex sindaco di Ponza, Pompeo Porzio, finito nei guai con la giustizia per una storia di appalti quando era ancora in carica e sottoposto ad una rigida misura di prevenzione da parte del Tribunale di Latina - poi confermata da Morgigni, con una motivazione ora definita da altri giudici «apparente» - che lo ha privato di tutti i suoi beni, tra conti, immobili e auto, disponendo nei suoi confronti il divieto di dimora nell'isola per tre anni. Costretto al confino, lontano da casa, senza un soldo. Fino allo scorso 21 ottobre quando la Corte d'appello di Roma, in sede di rinvio dopo che la Cassazione aveva già annullato tutto - ha revocato le misure di prevenzione personali e patrimoniali nei confronti di Porzio, disponendo la restituzione di tutti i beni. Mentre il tempo costretto a trascorrere lontano dalla sua isola, quello non glielo potrà restituire nessuno. Nel provvedimento di Morgigni si dava per scontato che l'ex sindaco fosse un soggetto pericoloso che viveva al di sopra delle sue possibilità e con i proventi di fatti delittuosi. A nulla sono valse le puntuali argomentazioni dell'avvocato Nicola Madia, che dimostravano il contrario, come poi riconosciuto anche dalla Cassazione.

Per i supremi giudici Morgigni aveva «completamente ignorato gli articolati motivi di appello» e valutato Porzio «socialmente pericoloso» mentre suo «unico precedente era costituito da una contravvenzione del '98 e da un reato ormai depenalizzato».Annullato tutto con rinvio alla Corte di Appello di Roma, dove nuovi giudici hanno bocciato ancora una volta il lavoro di Morgigni: «Motivazione apparente che ha ignorato i motivi di appello».

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