Se da personaggio televisivo popolare ti diverti a distruggere computer da un palco e in seguito, da star mondiale del web, ti scagli contro la Tv, impedendo ai tuoi adepti di apparire in video perché «i talk show uccidono», corri il rischio di scomparire da entrambi gli schermi. Potrebbe essere questa la morale della favola dietro l'eclissi mediatica di Beppe Grillo: prima celebre comico catodico, poi visionario profeta di internet, infine eremita da pochi like.
L'ultima débacle è stata certificata durante uno degli appuntamenti tradizionali, che negli anni ha contribuito a creare il «mito» del grillismo: il «controdiscorso» di fine anno, contrapposto e in simultanea al messaggio del presidente della Repubblica. Mentre Mattarella, dalle stanze del Quirinale, smontava implicitamente punto per punto la narrazione del «governo del cambiamento», Grillo parlava di «singolarità» col viso incorniciato da un iPad, il corpo nascosto dai muscoli di un culturista. Oscurato dalle sue creature Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista e dall'alleato dei grillini Matteo Salvini, in poco più di un minuto e mezzo ha evitato di affrontare ogni argomento di attualità politica. Pochissimi titoli di giornali, viralità ridotta al lumicino. 2mila e 617 mi piace su Facebook, 361 commenti, 395 condivisioni, di cui quasi nessuna da parte dei parlamentari M5s. Prendendo la pagina ufficiale di Di Maio, con il filmato di auguri fatto con Di Battista, il confronto è impietoso: 14mila 670 like, 1.565 commenti, 1.114 condivisioni. Ma il vero megafono ormai è Dibba. Per il video sul ritorno dalla spedizione sudamericana, pubblicato il 23 dicembre, l'ex deputato ha raccolto poco meno di 24mila e 500 mi piace, 5.206 commenti, 4.775 condivisioni.
Le stesse considerazioni si possono fare paragonando le performances attuali di Grillo con quelle del suo glorioso passato. Nel 2013, anno dell'arrivo in Parlamento dei pentastellati, il messaggio di fine anno del fondatore ottenne 11mila 452 like, 1.441 commenti e 4.310 condivisioni. Numeri ancora più significativi se si considera che, all'epoca, i social network erano popolati da molti meno utenti rispetto a oggi. Cinque anni fa gli italiani iscritti a Facebook erano circa 24 milioni, nell'anno appena trascorso hanno superato di poco i 31 milioni. Senza scomodare il «controdiscorso» di Capodanno, nel 2018 la maggior parte dei post della pagina del comico ha avuto reazioni nell'ordine delle centinaia, oltrepassando a volte le tre cifre. Su Twitter i risultati sono ancora più bassi: per il messaggio del 31 dicembre Grillo ha totalizzato 758 like, 248 retweet e 483 commenti. Di Maio, con la foto con Di Battista e il piccolo Andrea, ha avuto 5.545 like, 988 retweet e 2.042 commenti. E il capo politico, sul social di Mark Zuckerberg, ha superato i «mi piace» della pagina del fondatore: 2 milioni e 159mila pollici alzati contro 2milioni.
Tutto è più grave se pensiamo che, nel 2009, Grillo si piazzava al settimo posto mondiale nella classifica delle web-celebrità stilata dalla rivista Forbes, unico italiano presente. Il periodico americano, per assegnarli quella posizione di rilievo, si era basato sui dati di traffico del Blog analizzati da Google e Alexa, società del gruppo Amazon specializzata nel ranking dei siti web. La stessa Alexa ora certifica il crollo del Blog, non più gestito dalla Casaleggio Associati.
Nella classifica planetaria, il sito di Grillo è al posto numero 53mila e 707 e negli ultimi tre mesi ha perso 3mila 958 posizioni. E rispetto a gennaio 2018 è scivolato di circa 30mila posti. Proprio ora che il fondatore ha cominciato a farsi chiamare «l'Elevato».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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