Il governo alla prova dei mercati

Il governo alla prova dei mercati

Oggi, alla riapertura dei mercati, la parola d'ordine degli addetti ai lavori sembra una sola: l'allarme è finito. Non è successo nulla e non ci hanno fatto niente, con lo spread che si ridimensiona e l'Europa che non vede più l'Italia come il babau. È mai possibile? Se fino qualche giorno fa sembravamo sull'orlo del baratro tra governo che non c'era, euroscettici all'assalto della Bastiglia europea e riflettori di mezzo mondo puntati su di noi, oggi, per miracolo, sembra tutto passato. È trascorsa solo una settimana dal «Savona o morte» e dalle minacce di «impeachment» per Mattarella, ma tutta la «telenovela» sembra già una storia dimenticata. È stato sufficiente spostare solo di una casella l'economista sardo nel monopoli governativo per tranquillizzare i mercati? Eppure il nuovo governo potrà vedersi operativamente a cominciare dai prossimi giorni perché, finora è stata una semplice passerella.

È come se adesso tutti Ue compresa - avessero deciso di archiviare una crisi che andava avanti da marzo. È stata tanta la fretta di voltare pagina che, nelle stanze dei bottoni, non hanno neppure voluto attendere le primissime verifiche sul campo. Intendiamoci, come mi ha detto ieri il presidente della Confindustria, Vincenzo Boccia, si tratta solo di «un'apertura di credito». Sottolinea, infatti, il numero uno di Viale dell'Astronomia: «Il fatto che i principali leader dell'Ue, Merkel e Macron, abbiano chiamato il premier Conte per offrire piena collaborazione dimostra che l'Europa considera l'Italia un partner essenziale». Se pensiamo che, meno di due settimane fa, avevamo ascoltato il «grido di dolore» degli imprenditori all'ultima assemblea annuale, le parole di Boccia potrebbero oggi sembrare musica per le orecchie giallo-verdi, ma il presidente aggiunge subito: «Questo non vuol dire che non ci siano miglioramenti da fare».

Ho interpellato anche il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, che è ugualmente disposto a dare credito al nuovo governo. «È stata superata l'emergenza della prolungata ingovernabilità e ora valuteremo gli articolati dei disegni di legge che il nuovo esecutivo presenterà in Parlamento», spiega.

Insomma, a sentire le due voci forse più rappresentative dell'economia di casa nostra, la sola fumata bianca dopo tre mesi di fumate nere è stata sufficiente a ridare ossigeno all'Italia. Il problema è che Conte non è il papa e neppure lui sa compiere miracoli.

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