Per trovare qualche risorsa in più, il governo ha deciso di giocare la carta del «Gratta&Vinci». Con l'ultimo decreto fiscale, infatti, Paolo Gentiloni ha prolungato la concessione per la gestione delle lotterie istantanee di altri nove anni. A vendere i «grattini» sarà ancora Igt-International Game Technology, il colosso controllato da De Agostini che in Italia opera col marchio Lottomatica, ben contento di assicurarsi il business senza partecipare ad alcun bando di gara e alle stesse condizioni concordate nel 2009.
La legge prevede che per assegnare la gestione delle scommesse sia necessario far ricorso a «procedure aperte e competitive». E invece sono mesi che Palazzo Chigi cerca di aggirare la gara d'appalto. La proroga ora assicurerà introiti immediati ad un governo alla disperata ricerca di risorse. Lottomatica pagherà sull'unghia 50 milioni di euro nel 2017 e 750 milioni nel 2018. Lottomatica gioisce all'idea di reggere da sola un mercato che nel 2016 ha prodotto 8,9 miliardi di raccolta. Negli ultimi 11 anni la percentuale della quota dei «Gratta&Vinci» è salita del 58% con un ricavo per la filiera nell'ultimo anno di 1,3 miliardi di euro.
Contro il prolungamento del monopolio si sono scatenate le proteste dei partiti e quella, più velata, degli altri operatori del settore. La Lega ha portato la questione all'Europarlamento con un'interrogazione alla Commissione europea firmata da Angelo Ciocca. Secondo l'eurodeputato «in questo modo si corre il rischio di ricevere salate sanzioni» dall'Ue, da sempre nemica delle proroghe senza gara alle concessioni. Per carità: la normativa vigente prevede il rinnovo, è vero. Ma lo considera solo una «eventualità», non la norma. Senza contare che secondo gli esperti un bando aperto ad altri operatori avrebbe aumentato gli introiti dello Stato rispetto agli 800 milioni chiesti a Igt.
A fronte di tali criticità, la norma sui «Gratta&Vinci» potrebbe anche essere cestinata. O almeno modificata.
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