È il caso di toccar ferro soprattutto quando si parla di Alitalia. Quel che resta del governo Gentiloni ha, infatti, approvato il decreto sull'ennesima proroga della vendita della compagnia aerea mentre il ministro Carlo Calenda ha ufficialmente annunciato che, comunque, l'operazione andrà in porto entro il prossimo 31 ottobre.
Anche stavolta il titolare dello Sviluppo economico, calendario alla mano, avrebbe fatto meglio ad essere meno perentorio. Sarà per il cognome che porta, il ministro sembra bravo a spostare gli impegni alle calende greche: tutti ne parlano, ma molti si chiedono quando l'operazione decollerà davvero. Era stato lo stesso Calenda ad annunciare che la cessione sarebbe avvenuta prima delle elezioni politiche dello scorso 4 marzo, cioè all'inizio dell'anno. Scrivemmo allora che si trattava di pura utopia e i fatti ci hanno dato ampiamente ragione. Ora nutriamo qualche dubbio sul nuovo impegno autunnale anche se la scadenza non potrà essere presa troppo alla leggera per un motivo molto semplice: il 15 dicembre dovrà essere restituito, pure in questo caso ai supplementari, il maxi-prestito ponte.
Non c'è, quindi, più tempo da perdere. Stavolta, però, Calenda si è fatto maggiormente furbo e ha, così, aggiunto che deve essere data «la possibilità agli investitori di interloquire con il nuovo governo». In altre parole, il ministro dello Sviluppo economico ha, in pratica, scaricato la patata bollente al suo successore, visto che lui ha già fatto sapere di non essere d'accordo con un governo Cinquestelle-Pd e, anzi, di essere, in questo caso, pronto a lasciare il suo partito dopo esserci appena entrato.
Anche per Alitalia siamo in alto mare. Se, in effetti, Lufthansa resta in «pole position» nel terzetto dei pretendenti, gli stessi tedeschi stanno mettendo le mani avanti: da una parte chiedono circa 2-3 mila tagli al personale che raggiunge oggi quota dodicimila, dall'altra fanno sapere che, in caso di fumata nera, sono pronti ad «accontentarsi» di Air Dolomiti. Non è proprio da invidiare la «trojka» dei commissari - Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari - costretta a navigare a vista.
Fino a qualche tempo fa, con le prossime scadenze in Rai, Gubitosi rispondeva agli amici che in viale Mazzini non sarebbe mai tornato: aveva già dato. Mi chiedo se, con quanto sta succedendo in Alitalia, l'ex direttore generale direbbe adesso la stessa cosa.
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