"Da Gratteri parole gravi e strani messaggi ai giudici"

"Dice di aver legato il blitz giudiziario al timing della politica? Spero sia soltanto una frase buttata lì..."

"Da Gratteri parole gravi e strani messaggi ai giudici"

«Un messaggio di una gravità inaudita». Vinicio Nardo, presidente dell'Ordine degli avvocati di Milano, è calabrese. Dai processi in Calabria però si tiene alla larga, perché il clima che c'è giù non gli piace: «Al telefono i colleghi non mi dicono neanche che ora è, sanno che a venire sbattuti in galera ci si mette un attimo». Eppure quando ha letto l'intervista al Corriere di Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica a Catanzaro, è rimasto di sasso. Per come Gratteri spiega di avere deciso i tempi della sua ultima retata in base al voto dell'Udc Lorenzo Cesa sulla fiducia al governo, e per l'avvertimento che sembra mandare ai giudici colpevoli di annullare troppo spesso gli arresti chiesti dalla sua procura.

Partiamo da questo: Gratteri dice che «se altri giudici scarcerano non posso farci niente, credo che la storia spiegherà anche queste situazioni». Cosa intendeva dire?

«Letta così, è inequivocabile. Ha fatto capire che ci sono indagini nei confronti di giudici. Non so se lo ha fatto inavvertitamente o volutamente. Ma appena prima dice che non capisce per quali motivi alcuni giudici del riesame annullano le sue ordinanze di custodia, e poi fa quella affermazione, la storia spiegherà. Insomma, il collegamento è evidente. È un messaggio che io come giudice non accetterei, mi sentirei condizionato nel mio lavoro. Gratteri prima parla di una zona grigia, di professionisti coinvolti nel malaffare, e poi fa quell'accenno ai giudici: per me è gravissimo».

Ci vede una insofferenza del procuratore verso chi non sta dalla sua parte?

«È chiaro che se tu senti di essere all'interno di una guerra contro le organizzazioni criminali vedi qualunque atto che non va nella tua direzione come una defezione, un tradimento davanti al nemico. Gratteri è così. Ma il problema non è Gratteri. È la politica».

In che senso?

«Ho visto il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede andare a Catanzaro a visitare l'aula dove si celebra il processo Rinascita-Scott, realizzata per l'occasione. Chi lo ha accolto? Il dottor Gratteri. Significa che il ministro non si rende conto che non si va in un'aula di giustizia come se fosse un teatro di guerra, e se si va ci si fa ricevere dal presidente del tribunale e non da una parte del processo. Siamo fuori da qualunque logica istituzionale».

E la frase sull'avviso di garanzia a Lorenzo Cesa? Gratteri dice che ha mandato l'avviso solo dopo avere letto che Cesa non avrebbe votato la sfiducia al governo. Le sembra normale?

«Io spero, voglio sperare, che la frase sia stata buttata lì, in un atteggiamento scanzonato. Altrimenti cosa dovremmo pensare di un procuratore che dice una cosa del genere, che lega l'esecuzione di un provvedimento giudiziario all'essere o non essere parlamentare, al votare in un certo modo o in un altro? Se voleva negare che il provvedimento fosse stato a orologeria doveva usare altre parole».

Ma era davanti a un giornalista, e le parole sono importanti.

«Il senso di disinvoltura che si avverte nell'uso delle parole da parte di Gratteri è la spia di una sovraesposizione mediatica del personaggio, della tendenza a debordare dalla propria figura istituzionale. Il fatto che Gratteri parli così è la spia che non c'è da parte sua la consapevolezza che il processo penale è fatto di parità delle parti, e che il giudice non è lì per partecipare allo scontro ma per garantire il processo.

Tutto questo è figlio del sentirsi investito di una missione superiore, che è quella di usare le aule di giustizia per fare la guerra. Ma la giustizia è un'altra cosa, è l'accertamento distaccato dei reati. A tenere pulite le strade ci pensano gli organi di polizia».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica