Gregoretti, la Lega svela le carte su Conte: "Abbiamo la copia dei contatti"

Il premier si chiama fuori: "Il caso Gregoretti mai trattato in Cdm". Ma Salvini ha in mano le carte che lo incastrano: Palazzo Chigi veniva informato di tutto

Gregoretti, la Lega svela le carte su Conte: "Abbiamo la copia dei contatti"

Sul tavolo del quartier generale della Lega ci sono le carte che inchiodano Giuseppe Conte. Nero su bianco ci sono tutti i contatti intercorsi tra il Viminale e Palazzo Chigi per decidere come redistribuire i 131 immigrati clandestini che si trovano a bordo della nave Gregoretti. Risalgono agli ultimi giorni di luglio. Il funzionario informa i colleghi di aver già incassato il via libera di un Paese del Nord Europa a prendersi una parte degli irregolari e di essere in attesa della disponibilità (già sondata) di altri Stati dell'Unione europea. Alla fine della mail si propone poi di risentirsi dopo il fine settimana per definire meglio l'accordo. Tutti questi passaggi, come molti altri che ora sono in possesso degli uomini di Matteo Salvini, rischiano di inchiodare definitivamente il presidente del Consiglio.

Come già in precedenza, quando altri scandali lo hanno trovolto, Conte prova a lavarsene le mani e a chiamarsi fuori dalla mischia. A questo giro, dopo l'ennesimo assalto giudiziario per "abuso d'ufficio", lo fa scaricando su Salvini qualsiasi responsabilità della scelta di bloccare la nave Gregoretti davanti al porto di Augusta. In una nota stringata, inviata al Tribunale dei ministri di Catania l'11 ottobre scorso dal segretario generale del governo giallorosso, Roberto Chieppa, Palazzo Chigi mette per iscritto che l'inchiesta sulla Gregoretti differisce da quella aperta su un'altra nave, la Diciotti, che nel 2018 era stata lasciata, dallo stesso Salvini, davanti al porto di Lampedusa per quasi una settimana. Per i giudici del tribunale dei ministri di Catania le due vicende sono pressoché sovrapponibili sia sul piano giuridico sia su quello giudiziario. Tanto che le accuse mosse contro l'ex ministro dell'Interno sono identiche. La reazione dei Cinque Stelle e di Palazzo Chigi è stata, invece, differerente. Mentre a inizio anno avevano votato contro l'autorizzazione a procedere, ora si preparano a dare il via libera al processo.

Per Luigi Di Maio e per Conte nel bloccare i 131 immigrati, soccorsi al largo della Sicilia il 25 luglio scorso, Salvini ha agito "per un interesse personale" e non collegialmente come aveva invece fatto quando aveva affrontato il caso della Diciotti. A riprova del fatto Palazzo Chigi spiega che "non figura all'ordine del giorno e non è stata oggetto di trattazione nell'ambito delle questioni 'varie ed eventuali' nel Consiglio dei ministri" del 31 luglio "né in altri successivi". La versione del premier cozza, però, con quella di Salvini. "Ci sono i fatti, le carte, le mail che dimostrano che fu una decisione collegiale - spiega - i decreti sicurezza li abbiamo approvati insieme...". Quindi anche con Di Maio e Conte. "Se poi qualcuno per amor di poltrona cambia idea...", insiste l'ex capo del Viminale.

Dal quartier generale del Carroccio fanno sapere che "per risolvere la vicenda Gregoretti ci furono numerose interlocuzioni tra Viminale, presidenza del Consiglio, ministero degli Affari Esteri e organismi comunitari" e "il via libera allo sbarco fu annunciato dal ministro dell'Interno, appena conclusi gli accordi per la redistribuzione degli immigrati in una struttura dei vescovi italiani e in cinque paesi europei". Il punto è che non si tratta solo di parole spese nei corridoi della politica. Dopo il colpo basso di Conte, gli uomini di Salvini hanno passato al setaccio i propri uffici e recuperato le mail che inchiodano Palazzo Chigi. Si tratta di numerosi contatti che dimostrano come sia Conte sia Di Maio siano sempre stati coinvolti nella gestione dell'emergenza. Non solo. In quei giorni di fine luglio era stata contattata anche la Cei per sondare la disponibilità ad accogliere un determinato numero di persone. Non a caso il 30 luglio, mentre la nave Gregoretti si trovava ancora davanti al porto di Augusta, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede faceva sapere ai microfoni di In Onda su La7 che era in corso "un dialogo tra i ministeri delle Infrastrutture, dell'Interno e della Difesa". "La posizione del governo è sempre la stessa - puntualizzava, poi, il Guardasigilli grillino - vengono salvaguardati i diritti, le persone che dovevamo scendere sono scese, sono monitorate le condizioni di salute, ma del problema immigrazione deve farsi carico tutta l'Europa". aggiungendo "ringrazio il presidente Conte che continua a porre la questione nelle cancellerie d'Europa".

Al momento tutta la documentazione, che è stata conservata da Salvini e che ora è al vaglio dei legali del Carroccio, non verrà diffusa per

evitare di alzare ulteriormente lo scontro. Tuttavia, l'avvertimento a Conte è stato lanciato. E, dal momento che non è la prima volta che il premier viene pubblicamente smentito, un'altra bugia potrebbe costargli davvero cara.

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