Quando si decide di istituire un anniversario o una ricorrenza si dovrebbe anche ricordarsi di tutti senza lasciare nessuno scivolare nell'oblio. Soprattutto quando si tratta di eroi dello Stato come l'ambasciatore Luca Attanasio assassinato in Congo assieme al carabiniere di scorta Vittorio Iacovacci nel febbraio 2021. Altrimenti anche una buona intenzione si trasforma in meschina ipocrisia.
Salvatore, il papà del diplomatico, ha perso il figlio ma vuole che almeno la sua memoria sopravviva. All'indomani della Giornata in memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi non ce l'ha fatta a tacere: «Volevo solo sottolineare che le vittime del terrorismo sono tutte, sia nazionali che internazionali. Anche l'ambasciatore e il carabiniere caduti in Congo fanno parte di questa ricorrenza. Siamo stati, penso distrattamente, dimenticati. C'è stata una commemorazione alla Camera. Mi sembra che nessuno abbia fatto riferimento a questo. L'ultimo caso di terrorismo accaduto. Non mi sembra ce ne siano stati altri dopo. Per noi un po' di amarezza, nulla di più. Potevano per esempio invitare anche la moglie dell'ambasciatore o qualcuno della famiglia di Iacovacci. Lo stesso sindaco di Milano ha fatto anche lui una commemorazione, ma ha dimenticato questa storia. Da un'istituzione così importante non ce l'aspettavamo».
Uno scivolone. Bella figura. «Noi - ha concluso questo padre disperato - aspettiamo che il lavoro dei magistrati vada a compimento. Dopodiché speriamo che si arrivi a una verità certa. Non chiediamo altro. Oggi questa verità non è ancora stata scritta». Anche il governatore di Lombardia Attilio Fontana è allibito: «Il ricordo di atti disumani non deve oscurare la luce che invece le numerose vittime di queste azioni avevano diffuso nel mondo. L'impegno di Attanasio, la sua luce, il suo coraggio, siano di esempio per quanti qui e fuori di qui, oggi e domani, intraprendono la strada dell'aiuto e dello sviluppo della propria comunità: la salvaguardia della pace tra i popoli, il dialogo, lo scambio tra culture, la cooperazione internazionale possono essere anche la chiave di volta della lotta al terrorismo se ci diamo tutti la possibilità di non giudicare senza conoscere, di non guardare dall'alto in basso la diversità, di non arrenderci alle ingiustizie ma di lavorare per un mondo più giusto».
Stesso trattamento riservato alla vedova di un altro ucciso dal terrorismo, Marco Biagi.
In Aula alla Camera lunedì, alla presenza del capo dello Stato Mattarella, lancia la sua accusa alle istituzioni definendo «imperdonabile» la decisione di togliere la scorta a suo marito. Un momento di alta tensione che viene salutato con un applauso dell'emiciclo. Solo la ricostruzione della verità, se non quella giudiziaria almeno quella storica, degli anni di piombo potrà chiudere quella stagione.
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