Il sistema è pronto per la seconda ondata dell'epidemia di Covid19? I posti letto in intensiva e sub intensiva saranno sufficienti? Per Walter Ricciardi, membro del comitato esecutivo dell'Oms e consulente del ministero della Salute, no. Non siamo pronti e la responsabilità ricade anche su alcune regioni, del centro sud, che avrebbero sottovalutato l'emergenza e si sono fatte cogliere impreparate.
Sotto accusa è finita anche la Campania che in questi giorni registra un picco di contagi e qui la polemica rimbalza oltre che con il governo anche tra il governatore Vincenzo De Luca e il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, che accusa il governatore di non fornire tutti i dati sull'epidemia. «È necessari che tutti i dati, sull'andamento del virus, mi siano comunicati costantemente e in modo dettagliato, perché rappresentano lo strumento principale che consente di poter analizzare il contagio sul territorio», tuona De Magistris. Ma De Luca respinge le accuse e rilancia: «È in atto un'aggressione mediatica contro la Campania», denuncia il governatore che parla di servizi televisivi costruiti ad hoc per mostrare un caos che in realtà non c'è. Poi però lui stesso minaccia misure estreme evidentemente preoccupato per l'emergenza. «Se arriviamo a 1000 contagi giornalieri e 300 guariti è lockdown: arriviamo alla chiusura di tutto».
Purtroppo stiamo assistendo allo stesso copione della prima ondata: all'aumento della diffusione del coronavirus corrisponde un identico incremento di polemiche tra istituzioni responsabili: governo, regioni e comuni con uno scambio di reciproche accuse teso a scaricare colpe e mancanze su qualcun altro. «Gli ospedali Covid in Campania e Lazio sono quasi pieni e mi preoccupano molto le terapie subintensive perché i posti si stanno saturando già adesso», afferma Ricciardi, che ipotizza una recrudescenza dell'epidemia con 16 mila casi in un giorno nel giro di due mesi.
E anche gli anestesisti lanciano l'allarme: nel giro di un mese le terapie intensive del sud rischiano la saturazione.
Purtroppo però i lavori per incrementare i posti letto non partiranno prima della fine di ottobre. E il piano di adeguamento è affidato al commissario per l'emergenza Domenico Arcuri che proprio pochi giorni fa ha ribadito tutti i dati sul tavolo. Prima dell'inizio della pandemia in Italia (distribuiti in modo disomogeneo e non sempre corrispondente ai fabbisogni della popolazione) erano disponibili 5.179 posti letto in terapia intensiva e 6.525 in sub intensiva. In fase di emergenza con uno sforzo complessivo frutto della collaborazione tra pubblico, privato, regioni e protezione civile i letti in terapia intensiva sono saliti a quasi 7.500 e quelli in sub-intensiva a oltre 14mila. Il potenziamento pianificato dal governo così come confermato dallo stesso Arcuri prevede l'apertura di un migliaio di cantieri in 400 ospedali e quasi 200 aziende sanitarie. Il traguardo finale è la realizzazione di quei famosi oltre 11mila posti letto di emergenza. Precisamente 3.443 posti letto in terapia intensiva e 4.
123 in sub-intensiva, con la metà di questi trasformabili se necessario in terapia intensiva. In totale 5.500 posti in più per pazienti gravi. Già nei mesi dell'emergenza più dura i posti letto erano saliti nel giro di una manciata di settimane da 5mila a oltre 7mila. Ma i cantieri ancora non sono stati aperti.
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