Ha ancora senso parlare di sovranismo?

Il coronavirus ha segnato una cesura con il passato imponendo ai partiti di evolvere la propria offerta e rimodellarla a un nuovo scenario globale, è tempo di un sovranismo maturo

Ha ancora senso parlare di sovranismo?

Il termine sovranismo è uscito dal dibattito politico e mediatico con la stessa velocità con cui aveva fatto il suo ingresso all'indomani della Brexit e della vittoria alle presidenziali di Donald Trump negli Stati Uniti. Un ciclone che si è abbattuto anche sull'Italia nei mesi precedenti le politiche del 2018 raggiungendo il suo apice con le europee dell'anno successivo in cui i partiti sovranisti hanno totalizzato oltre il 40% dei consensi. Poi la caduta del governo giallo-verde, l'esperienza del Conte bis e l'arrivo della pandemia che ha stravolto l'intero contesto politico.

Il coronavirus ha segnato una cesura con il passato imponendo ai partiti di evolvere la propria offerta e rimodellarla a uno scenario globale basato su nuovi paradigmi. I leader delle principali forze politiche si sono resi conto della necessità di cambiare il proprio stile di comunicazione rendendolo meno polemico e più propositivo. Durante la pandemia gli italiani sono stati toccati da un punto di vista emotivo e, nei mesi più difficili della primavera 2020 in cui morivano ogni giorno centinaia di persone, la polemica politica non solo non veniva vista di buon occhio ma era rigettata dalla maggioranza dei cittadini che cercavano risposte, rassicurazioni e competenza da parte del mondo politico. La successiva crisi socio-economica emersa in tutta la sua drammaticità a partire dall'autunno 2020 e che vive in queste settimane uno dei momenti più complicati, ha accresciuto nelle persone, in particolare nei ceti produttivi e nel mondo imprenditoriale, la necessità di soluzioni che, in assenza di celeri risposte da parte dell'Unione europea, sono ricercate negli stati nazionali.

La pandemia ha infatti sancito il ritorno alla centralità delle nazioni che, in un momento di emergenza, rappresentano la realtà più vicina ai cittadini per rispondere alle loro esigenze.

Il principale argomento di dibattito nel mondo sovranista è l'approccio nei confronti dell'Unione europea. Se le posizioni per un'uscita dell'Italia dall'Ue o per abbandonare l'euro non sono più all'ordine del giorno nei maggiori partiti sovranisti, è invece viva la critica all'Ue in particolare per la gestione dei vaccini e per la lentezza nel concedere gli aiuti agli stati in difficoltà.

Chi critica aspramente l'Unione europea è la giornalista Maria Giovanna Maglie, molto influente nel mondo sovranista italiano: "è fallita durante la pandemia, la questione dei vaccini ne è la prova provata. È fallita la centralizzazione burocratica dell'Ue, per la prima volta gli stessi vertici comunitari sono desolati e lo ammettono. La tirannia della centralizzazione ha causato un disastro con i vaccini, i contratti fatti alla cieca, senza penali per adempimenti, senza coinvolgere le nazioni hanno portato a questo risultato".

La soluzione per la Maglie è: "un sano sovranismo perché non si può smettere di privilegiare l'interesse nazionale".

Pietrangelo Buttafuoco invece considera il termine sovranismo un "puro esercizio retorico" e sottolinea come in Italia "non vi sia vera sovranità". Eppure la centralità dell'interesse nazionale rimane un faro anche in un contesto politico che ha imposto un'evoluzione al sovranismo.

Secondo Paolo Becchi, autore di varie pubblicazioni sul tema, siamo di fronte a un nuovo "sovranismo debole" (mentre Marcello Veneziani in un suo articolo parla di "sovranismo compatibile"): "il sovranismo è un fenomeno nuovo che non ha a che fare con il nazionalismo e nasce in uno scenario contemporaneo. È strettamente legato al tema del federalismo, perciò parliamo di sovranismo debole non essendo leviatanico. Il leviatano è morto ma non la sovranità. La sovranità debole parte dal basso, dal locale e addirittura può arrivare all'Europa".

A giudizio del filosofo Corrado Ocone, il termine sovranismo: "è un concetto passepartout. Il sovranismo è stato imposto come definizione ma poi i sovranisti hanno cercato di dargli un valore. Non ci ho mai visto una specificità rispetto al liberalismo e al conservatorismo, è perciò un concetto destinato a sparire presto. Davanti al sovranismo si ponevano due strade: o si istituzionalizzava oppure le esigenze e i bisogni sottolineati venivano fatti propri da chi li combatteva quindi smussandoli. Il sovranismo segnalava problemi effettivi a cui non si trovavano risposte, in tal senso il governo giallo-verde poteva essere un laboratorio".

Se le principali voci del sovranismo italiano sono concordi nell'evidenziare un cambiamento avvenuto negli ultimi mesi, diverse sono le opinioni su un superamento o tramonto delle forze politiche sovraniste.

Per sopravvivere il sovranismo deve intercettare le nuove sfide che si profilano all'orizzonte. La forza dei partiti sovranisti negli anni passati è stata quella di ascoltare i problemi del popolo offrendo risposte alternative ai progressisti in molti casi sordi alle richieste dei cittadini. Oggi occorrono risposte nuove a problemi nuovi intercettando le esigenze del popolo senza però cedere in derive populiste (nell'accezione negativa del termine) che rischiano di rivelarsi controproducenti.

Due in particolare sono i temi su cui un "sovranismo maturo" dovrà concentrarsi: lavoro e libertà. La crisi economica determinata dal coronavirus rischia sotto vari punti di vista di essere più grave di quella del 2008. L'incertezza dell'attuale scenario, l'incapacità di una parte della politica di accettare una convivenza con il virus, la già drammatica situazione economica nonostante siano ancora in vigore misure di sostegno pubblico (del tutto insufficienti da un punto di vista economico) come il blocco dei licenziamenti, fanno presagire uno scenario ancor più complesso per i prossimi mesi. È perciò compito delle forze sovraniste offrire soluzioni al malcontento sempre più diffuso nel paese. Non è più sufficiente un sovranismo orientato ai temi socio-culturali come l'immigrazione ma occorre un'attenzione maggiore ai problemi socio-economici.

C'è poi un'altra battaglia che il sovranismo deve fare propria e rivendicare: quella per la libertà. La libertà individuale è sempre più in discussione e occorre sottolineare come il suo rispetto non sia antitetico al diritto alla salute. La libertà di espressione e di parola è messa ogni giorno in discussione da nuove censure, digitali e non. E ancora, la libertà di poter esercitare il proprio lavoro, libertà intesa come uno dei valori alla base della democrazia.

Se il sovranismo riuscirà a intercettare queste nuove sfide, potrà continuare ad avere un ruolo di primo piano nel contesto politico europeo. Negli ultimi anni è stato creato attorno a questo termine un “cordone sanitario” riuscendo a far passare il messaggio nell’opinione pubblica che sovranismo è sinonimo di estremismo e identificando i partiti di destra con questa definizione, eppure non si tratta di una corrente politica per forza legata alla destra ma trasversale che va oltre le categorie di destra e sinistra.

Avendo il sovranismo una breve vita alle proprie spalle ed essendo un'espressione utilizzata prevalentemente in Italia e Francia, in futuro si potrà utilizzare una terminologia differente per indicare i partiti che pongono l'interesse nazionale al primo posto e si fanno interpreti dei valori e delle battaglie intraprese dalle forze sovraniste negli ultimi anni ma, al di là delle definizioni, rimane la

necessità di fornire risposte ai popoli su temi come il lavoro, l'immigrazione, la tutela dell'identità, la creazione di un'Unione europea diversa da quella attuale che i partiti progressisti non sono più in grado di offrire.

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