Ha infierito a martellate sull'ex "L'avevo detto che l'avrei uccisa"

Ezio Galesi minacciava Elena da un anno, lei non lo ha denunciato. E dice: "Tra noi c'erano sentimenti..."

Ha infierito a martellate sull'ex "L'avevo detto che l'avrei uccisa"

Brescia. La violenza fisica e mortale è stato solo il tragico epilogo di un'escalation di minacce e intimidazioni, in un clima che solo Elena poteva sapere quanto fosse diventato opprimente. A poca distanza dall'abitazione della 49enne, uccisa a martellate dall'ex fidanzato mercoledì sera a Castegnato, nel Bresciano, su un muro ancora campeggia una scritta: «Goditela 1000 euro». Una provocazione ormai sbiadita, impressa con lo spray dallo stesso Ezio Galesi, che si riferirebbe ad un presunto debito che la donna aveva nei confronti dell'uomo per alcuni lavori di giardinaggio svolti a casa nel periodo del lockdown. E anche il cancello di ingresso della villetta di Elena appare imbrattato di vernice bianca. Lo scorso gennaio, invece, il 59enne era arrivato anche a tagliare le gomme dell'auto della donna. Segni premonitori.

La coppia non stava più insieme da un anno e Galesi non aveva mai accettato la separazione. Eppure, Elena Casanova non l'aveva mai denunciato. Dopo l'arresto, nella notte l'uomo è stato interrogato dal pubblico ministero di Brescia Carlo Pappalardo. «In quel momento la volevo uccidere. Perché tanta violenza? Perché c'erano dei sentimenti, anzi no, ritratto e non voglio rispondere a questa domanda. È stato un raptus». Queste le prime parole dell'uomo, che dopo aver massacrato Elena a colpi di martellate alla testa mercoledì sera, ha chiesto ai vicini di chiamare i carabinieri. «L'ho colpita più volte alla testa», ha ammesso Galesi, che poi ricostruisce una dinamica già quasi del tutto chiara agli inquirenti. «L'ho incrociata ieri (martedì, ndr) in un negozio a Castegnato e poi sono andato ad aspettarla fuori casa».

Sono le 19 circa quando Elena Casanova, operaia dello stabilimento Iveco di Brescia, sta rientrando a casa. Imbocca via Fiorita, strada residenziale buia e silenziosa. Ezio Galesi è arrivato in bicicletta, si è nascosto nell'oscurità. Aspetta che la donna parcheggi per sbucare, martello alla mano. Distrugge il vetro dell'auto e trascina Elena fuori dall'abitacolo, poi la colpisce ripetutamente con l'arma. Sono attimi strazianti: i vicini sentono delle urla per pochissimi secondi, poi il silenzio. Tanto basta per allertarli. Un vicino esce si precipita in strada e dice a Galesi: «Cosa hai fatto?». Lui risponde con una sola frase: «L'ho ammazzata. L'avevo detto e l'ho fatto». Quando carabinieri e soccorsi giungono sul posto l'uomo è in piedi, con lo sguardo fisso nel vuoto a fumare una sigaretta. Il corpo massacrato di Elena giace al suolo, a pochi metri da lui. Vicino il martello. Tra i primi ad arrivare in via Fiorita, teatro del femminicidio, è l'ex marito della vittima. Resta in auto con la figlia 17enne avuta con la donna. «L'ho visto davanti a Elena che era a terra, era lì, fermo immobile. Ho capito fosse successo qualcosa, e in quel momento ho pensato solo a portare via mia figlia». Il giorno dopo la piccola comunità di Castegnato, 8mila abitanti alle porte di Brescia, è attonita.

Non si parla d'altro che dell'ennesimo femminicidio, ma lo si fa sottovoce. In via Fiorita invece è tornato il silenzio: di diverso ci sono solo un fiore lasciato a terra da qualcuno e la sabbia a nascondere le tracce del delitto.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica