“Siamo vicini alla vittoria e alla pace”, ha rivelato ieri Volodymyr Zelensky. Ospite del vertice Nato, il presidente ucraino si è detto fiducioso sulle sorti del conflitto della Russia e Toni Capuozzo ha fatto il punto della situazione in un lungo post su Facebook. Un punto di vista lontano dalle facili considerazioni, con una riflessione approfondita sulle dichiarazioni di spicco delle ultime ore.
Il cronista di guerra si è chiesto cosa abbia spinto il leader ucraino a pronunciare quella frase, se le piccole controffensive attorno a Kiev o l’attacco mirato alla nave russa nel porto di Berdiansk. O, ancora, la resistenza di Mariupol. “Non so come sarebbe la pace, e se mi immagino le strade di Kiev in festa, non riesco a credere a Donetsk, a Lugansk, alla Crimea attraversate dai russi in ritirata”, le parole di Capuozzo. Ma non è tutto: il giornalista ha acceso i riflettori sulle possibili ripercussioni in Russia e negli assetti mondiali in caso di sconfitta del Cremlino.
Già critico sullo spirito “aggressivo” dei Paesi occidentali, Capuozzo si è soffermato sulle ultime dichiarazioni dei principali leader. Basti pensare alle esternazioni di Mario Draghi e Joe Biden sui profughi ucraini, “come se la pace fosse davvero lontana, nessuno torna a casa”. “Del resto non si è parlato di pace” al vertice europeo con il presidente americano, ha rimarcato Capuozzo, e le richieste di Zelensky non sono state accolte.
Niente carri armati e niente no-fly zone, sì a droni, armi anticarro e armi antimissili. “La linea rossa diventa l’impiego di armi chimiche”, l’analisi del giornalista, che ha citato anche le mosse di Obama in Siria: “Sappiamo com’è finita”. E secondo Capuozzo hanno ragione i leader di compiacersi: Nato, Ue e G7 non sono mai stati così legati, uniti. Ma c’è da valutare anche il rovescio della medaglia, gli alleati non sono mai stati così “incapaci di diplomazia”: “Come se le armi costassero il silenzio, mortificassero idee, trattenessero ogni altra iniziativa, avessero espugnato cuore e cervello della vecchia Europa”.
Capuozzo ha concluso il suo ragionamento soffermandosi su un passaggio dell’intervento di Draghi. “Bisogna cercare disperatamente la pace”, le parole dell’ex presidente della Banca centrale europea.
Piuttosto critico il giudizio del giornalista: “Quell’avverbio non sembrava casuale, alla Cetto La Qualunque. Detto da Draghi, uomo concreto, era rivelatore di un vuoto di strategia, di una speranza che manca, di parole che non si osa pronunciare. Del resto in guerra si perde tutti, alla fine”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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