"Harry ha fatto la scelta giusta: fuggire. La dinastia colpisce chi è come lui"

Lo storico: "I secondogeniti devono essere moderati, non fare ombra"

"Harry ha fatto la scelta giusta: fuggire. La dinastia colpisce chi è come lui"

Ora che l'intervista bomba è stata sganciata cosa succederà a Corte? Imbarazzo dicono molti. Catastrofe per i pessimisti. «Ma io non sarei così drastico. The Queen resta un'icona, passerà anche questa, piuttosto mi preoccuperei per gli eredi futuri». Il professor Domenico Savini è uno storico delle case reali, le osserva e le studia da sempre, come i paleontologi con i reperti fossili. Scorge sfumature e interpreta i segni.

Un duro colpo per la Regina Elisabetta?

«Ma neanche per sogno. A diciassette anni era su una camionetta dell'esercito e il nemico si chiamava Adolf Hitler. Con tutto il rispetto il fuoco di Meghan Markle è niente. La verità è che la Regina supererà anche questa e ne uscirà più forte di prima. Ormai alla sua veneranda età si può permettere il lusso di sorvolare su queste seccature, nel tempo è diventata un simbolo per il Paese. La monarchia fa guadagnare di più di quanto spende, e i sudditi sono e saranno con lei».

Il popolo però era con Lady Diana, che differenza c'è ora?

«È vero, all'inizio la Corona reagì in modo un po' impacciato. Ma alla lunga il popolo capì e perdonò. E comunque anche allora Lady Diana commise lo stesso grave errore di Harry e Meghan».

Quale?

«Sparare sulla famiglia reale. Alla lunga è un gioco che non porta a niente di buono, Harry è parte integrante di quel mondo, è troppo facile essere famosi sparando sulla dinastia. Mai troppo edificante».

E allora perché fare questa intervista?

«Per un mero interesse economico. E poi un forte bisogno di rivalsa. Di vendicare la madre, e non è un caso che nell'intervista la citi spesso».

Una corte razzista secondo le accuse, è plausibile?

«Ma io sinceramente non credo».

Ha fatto bene a lasciare tutto?

«All'inizio confesso di aver pensato al solito abbindolamento della donna forte e decisionista».

E non è così?

«Senza dubbio questa componente c'è. Come tutti gli uomini Windsor anche Harry dimostra di aver bisogno di una compagna al suo fianco che prenda le redini, Carlo ci ha messo anni prima di avere il coraggio di stare con Camilla. Ma penso che in fondo Harry abbia fatto bene ad andare negli Stati Uniti. Per la Corte la sua popolarità stava diventando un problema».

In che senso?

«È il solito tema della secondogenitura. Corsi e ricorsi di questa famiglia. È successo anche per la sorella della regina, la principessa Margaret. Era molto amata, da Palazzo hanno dovuto ridimensionarla. Nessuno può fare ombra al sovrano. Per stare bene a Corte occorre essere moderati, non essere mai troppo o si rischia di urtare il sistema. Come diceva la regina Mary la dinastia prima di tutto».

E così Harry rischiava di oscurare William?

«Da sempre è risultato di maggior appeal. Lui si è cercato giustamente il suo spazio, lontano dall'erede al trono. Come ha fatto Edoardo VIII, troppa personalità da tenere a bada».

Lui abdicò. Vede similitudini con Harry?

«Di sicuro Meghan è la perfetta erede di Wallis Simpson per cui il Re rifiutò il trono».

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