E adesso processate Parigi e Berlino

L'immigrazione fuori controllo e il processo a Matteo Salvini sul caso Open Arms

E adesso processate Parigi e Berlino
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C'è un cortocircuito che dall'Italia rimbalza nel cuore del Vecchio Continente e torna indietro. Un cortocircuito che sottolinea in modo maiuscolo le storture di una certa giustizia e lo strabismo di una certa Europa. Alcuni piccoli tasselli, se messi insieme, ci restituiscono un quadro dai contorni nettissimi. Sabato Matteo Salvini sarà in aula a Palermo per le fasi finali del processo che lo vede accusato di sequestro di persona e per il quale rischia una condanna a quindici anni di carcere. Quindici. L'ex ministro dell'Interno. Una follia. Ma, prima, facciamo una minima sintesi dei fatti: nell'agosto del 2019 - dopo due estati di sbarchi record - Salvini, allora alla guida del Viminale, non concede l'attracco all'Ong Open Arms, a bordo della quale ci sono 163 migranti. Una decisione squisitamente politica e, dunque, certamente opinabile, ma che nel Paese dell'assurdo diventa una questione giudiziaria e precipita in un processo odiosamente politico. Da allora sono passati cinque anni ed è cambiato tutto, in Italia e in Europa, tranne l'accanimento verso il leader della Lega. Aggiungiamo gli ultimi due tasselli. Lunedì scorso il governo tedesco guidato dal socialdemocraticissimo Olaf Scholz decide che è ora di dire basta al caos: stop agli irregolari, più controlli ai confini, in Germania non si può entrare indiscriminatamente. Ascolti le parole di Scholz e ti sembra di sentire quelle del Salvini di ieri e pure di oggi. Non solo. Pochi giorni dopo si sveglia anche la Francia di Macron e di Barnier: giro di vite nei confronti dei migranti e un nuovo ministero ad hoc per regolare i flussi. Tutto legittimo, tutto già visto e previsto dalle nostre parti. Vuoi vedere che l'allarme immigrazione non era uno stratagemma elettoralistico delle destre ma un problema che avrebbe investito tutta l'Unione? La migliore risposta sono i provvedimenti di Francia e Germania.

Meglio tardi che mai, ma non possiamo far finta di non vedere che siamo all'acme del paradosso: quando Salvini voleva stringere le maglie dei flussi migratori l'Europa voleva allargarle, ora che l'Europa vuole stringerle, i giudici italiani vogliono stringere le manette ai polsi di Matteo Salvini. La sua colpa? Aver intuito prima degli altri dove ci avrebbe portato un'immigrazione fuori controllo. A Berlino e a Parigi lo hanno capito. Speriamo che la voce arrivi anche a Palermo.

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