Non andrà in aula il processo che ha terremotato la regione Liguria portando alle dimissioni del governatore e a nuove elezioni. Nell’accordo raggiunto tra i procuratori e la difesa dell’ex governatore, Avv. Stefano Savi, l’accusa riconosce che Giovanni Toti non ha mai usufruito personalmente delle somme raccolte dal suo comitato politico, utilizzate solo per le attività politiche.
Si riconosce anche che gli atti prodotti dalla Pubblica Amministrazione fossero totalmente legittimi, così come i versamenti sotto forma di contributi all’attività politica. Cadono quindi le accuse di corruzione e le altre ipotesi di reato con l’esclusione della cosiddetta “corruzione impropria”, ovvero per atti legittimi degli uffici. Dal canto suo, Giovanni Toti accetta il patteggiamento.
Al termine di oltre tre anni di indagini, continue intercettazioni, pedinamenti, filmati e quasi tre mesi di detenzione domiciliare, l’accordo prevede una sanzione di circa 1500 ore di lavori di pubblica utilità e la restituzione da parte del Comitato Toti delle somme direttamente contestate.
"Come tutte le transazioni - il primo commento di Toti - suscitano sentimenti opposti: da un lato l’amarezza di non perseguire fino in fondo le nostre ragioni di innocenza, dall’altro il sollievo di vederne riconoscere una buona parte. Resta quel reato “di contesto” definito corruzione impropria, legato non ad atti ma ad atteggiamenti, una accusa difficile da provare per la sua evanescenza, ma altrettanto difficile da smontare per le stesse ragioni.
Adesso sarà il giudice per l'udienza preliminare a decidere se accogliere o meno la richiesta.
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