Il primo «benvenuto» nella Nato alla Finlandia è arrivato dal solito gruppo filorusso di hacker «Noname 057(16)» che hanno colpito il sito del Parlamento finnico rendendolo inaccessibile per qualche ora. Puntualissimo e probabilmente previsto il cyber attacco, come le parole tra il minaccioso e il preoccupato del Cremlino. Poco male. Né l'uno né l'altro hanno guastato la festa di Helsinki e di tutto l'Occidente per un allargamento dell'Alleanza che alla luce di quanto accade in Ucraina diventa ancora più importante. E parecchio simbolico, non solo perché arriva nel giorno del 74º anniversario della firma del Patto. Perché se da una parte la Nato si rafforza ulteriormente, dall'altra la Russia diventa più debole e deve rassegnarsi a recitare il ruolo di «vittima accerchiata», a cui però non crede nessuno.
«Da oggi 31 bandiere sventolano insieme al quartier generale della Nato. Sono molto orgoglioso di dare il benvenuto alla Finlandia e spero di farlo il prima possibile con la Svezia», ha detto il segretario dell'Alleanza Jens Stoltenberg, che non ha risparmiato un telegramma a Mosca. «La Finlandia ora ha i migliori e più potenti amici del mondo. Mostriamo al mondo che Vladimir Putin ha fallito, l'intimidazione non funziona, ha ottenuto il contrario di quello che voleva». La Finlandia festeggia la svolta atlantista e conferma la sua posizione pro Ucraina e contro l'espansionismo di Mosca. «Cercano sempre di intimorire, ma noi non abbiamo paura. Putin ha detto chiaramente che considera minaccioso un allargamento della Nato ed è uno dei motivi per cui il dibattito in Finlandia è cresciuto. Noi non vogliamo che altri ci dicano che cosa dovremmo fare e che cosa non possiamo fare», ha spiegato il presidente finlandese Sauli Niinisto. «Sono sicuro che i finlandesi si sentano ora più sicuri, sentono che viviamo in un'Europa stabile. L'era del non allineamento militare nella nostra storia è giunta al termine. Inizia una nuova era: la Finlandia darà un contributo alla deterrenza e alla difesa collettiva della Nato», ha aggiunto il presidente anche se non è previsto che a breve vengano spostati in Finlandia uomini e mezzi.
Dall'Occidente arrivano messaggi di congratulazioni unanimi. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden si dice «orgoglioso» e spiega che «continueremo e a difendere ogni centimetro del territorio della Nato. Quando Putin ha lanciato la sua brutale guerra contro l'Ucraina, pensava di dividere l'Europa e la Nato. Si sbagliava, oggi siamo più uniti che mai», ha detto in una nota. Entusiasmo, ovviamente, anche a Kiev. Zelensky si congratula con la Finlandia mentre il ministro degli Esteri Kuleba spinge per accelerare le procedure per l'ingresso dell'Ucraina nell'Alleanza. Schiuma rabbia invece Mosca. Il ministro della Difesa Shoiugu attacca: «L'adesione della Finlandia alla Nato crea rischi di una significativa espansione del conflitto» mentre il portavoce del Cremlino Peskov spiega che la decisione «costringe la Russia ad adottare contromisure per garantire la propria sicurezza» anche se specifica che «la Finlandia non è mai diventata anti-russa e non abbiamo avuto controversie con lei». Polemiche anche da Budapest che contesta l'invito del ministro Kuleba alla riunione dei ministri degli Esteri della Nato: «Una violazione dell'unità della Nato: l'Ungheria sosterrà gli sforzi di integrazione dell'Ucraina solo se ripristinerà i diritti degli ungheresi in Transcarpazia».
Alta tensione, dunque, con la Cina che torna a essere centrale. Alla vigilia della visita a Pechino insieme a Macron, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen torna a sollecitare Xi Jinping perché abbia «un ruolo costruttivo» nel portare avanti un percorso di pace in Ucraina perché «la Cina ha legami con Mosca e può influenzarla per frenare la guerra». Ma sono molti i dubbi su quanto la Cina possa essere affidabile a livello internazionale. Lo dimostra il caso Taiwan con l'incontro tra la presidente dell'isola Tsai Ing-wen e lo speaker della Camera Usa Kevin McCarthy che fa infuriare Pechino. Oggi Tsai sarà a Los Angeles e dopo le parole di fuoco, dal regime del Dragone arrivano anche minacciosi atti concreti.
Ieri venti aerei da combattimento dell'Esercito cinese sono stati avvistati nei cieli sopra Taiwan mentre tre navi sono state schierate nelle acque dell'isola. Nessun attacco, per ora, ma una prova concreta di quel che potrebbe succedere. E di quanto, in ogni caso, il percorso di pace sia in salita.
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